“Caritas in Veritate” Prof. Zamagni,
Posted On mercoledì 23 settembre 2009 at alle mercoledì, settembre 23, 2009 by Avv. Francesco QuerciLa Speranza ha due bei figli: la Rabbia ed il Coraggio. La Rabbia per vedere come vanno le cose ed il Coraggio di vedere le cose come dovranno andare (Sant'Agostino).
Appunti liberamente tratti da Francesco Querci Consigliere Provinciale UDC alla Conferenza Etica e Regole per l'Economia Globale, organizzata dall'Ordine dei Dottori Commercialisti 21.09 T. Politeama Prato.
Una lettura della “Caritas in Veritate” assai penetrante quella offerta dal Prof. Zamagni, intesa da una parte ad evidenziare le ragione e la natura dell'attuale Crisi, dall'altra ad indicarne il suo possibile superamento.
Una crisi definita “antropica” per la perdita di “senso” e di “direzione”; un collasso che colpisce il sistema senza che si produca un cambiamento, diversamente invece di quanto accade nelle crisi “dinamiche” , conseguenti ad un evento eccezionale ch contiene in se i geni del superamento (per esempio una guerra che provoca una rivoluzione). Un'implosione simile a quella che ha colpito l'impero romano o il feudalesimo o ancora l'impero russo con la caduta del muro di Berlino.Come se ne esce dalla crisi antropica? La strada spesso è dettata da minoranze, da correnti di pensiero sino a questo momento inascoltate, che riesce ad indicare un nuovo orientamento di organizzazione sociale.
Il Prof. Zamagni pone l'attenzione principale sul significato e importanza del “Lavoro” e sul significato delle parole dell'enciclica “Il Lavore come Vocazione”.Ci riporta con il pensiero a San Benedetto allorchè con il “ORA ET LABORA, parificando il Lavoro con la Preghiera, conferì al Lavoro quella nobiltà che sino ad allora gli era stata sottratta (il lavoro era prerogativa delle classi più povere).Dal rinnovato senso del Lavoro deriverà l'Umanesimo e con questo l'Economia di Mercato, i monti di pietà, la borsa valori, ma senza finalità speculativa: un mercato civile e non speculativo.
L'umanesimo di San Benedetto antidoto alla cultura dell’ego Illustrando la figura del fondatore del monachesimo occidentale, il Papa dice che l’Europa da due guerre mondiali e da crollo delle ideologie per trovare la sua unità ha bisogno anche degli insegnamenti religiosi e morali che emergono dalle sue radici cristiane.
L'Enciclica “Caritas in Veritate” offre dunque un nuovo modo di pensare, tendendo a cambiare le mappe politiche sino ad oggi ritenute corrette, secondo cui fondamentalmente il Mercato era in grado di autoregolarsi.
L'economia moderna si è contraddistinta sostanzialmente nella divisione fra la sfera economica, tesa all'efficienza e quindi al profitto e quella sociale, volta a riequilibrare le diseguaglianze createsi per la ricerca del profitto. Recentemente, però, in epoca di globalizzazione, vengono sottrati agli statii importanti politiche da quelle monetarie a quelle industriali, che sini a 30 anni fa circa, servivano per riequilibrare appunto il sistema all'interno degli stati moderni.Conseguentemente lo squilibrio sociale è superiore di 4 volte rispetto al progresso di efficienza di un paese occidentale (studi Madison USA) e ciò causa la crisi.
L'Enciclica in commento indica come “direzione” quella di rimettere al primo posto l'individuo (con le sue necessità, aspirazioni, sofferenze) al fine di ricondurre nell'economia anche il sociale. Si dovrà parlare di una Economia Sociale e di un Sociale Efficiente.
La cultura popolare del nostro tempo intravede solo nella speculazione la possibilità di generare valore, mentre tende ad affievolirsi e a sparire il Lavoro come matrice di ricchezza.Ciò ha generato un'illusione collettiva portando l'economia mondiale nella rincorsa agli strumenti finanziari e ad una finanza virtuale con le conseguenze a noi tutte note.
Secondo l'Enciclica è indispensabile riporre il Lavoro al centro dell'economia: “Il Lavoro come Vocazione”
Si crede o si è creduto oggi che il Mercato sia distinto dalla Democrazia, giungendo a deviazioni paradossali come quello del modello Cina. Viceversa l momenro democratico è tutt'uno con quello economico (il riferimento anche in questo caso all'Umanesimo è chiaro). Un sistema che non tiene uniti i due fattori è destinato ad entrare in crisi.
Da respingere l'idea che il Mercato sia una zona “moralmente neutra”; altra cosa discutere quale sia il migliore modello democratico da adottare.
Concludendo il Prof. Zamagni rileva come l'Enciclica esprima alcune parole fondamentali di indirizzo al nuovo modo di intendere e interpretare la realtà per uscire dalla crisi: Fraternità, Sussidiarietà e Bene Comune.
Fraternità, ancora prima di solidarietà, in quanto principio di organizzazione sociale che punta all'eliminazione delle diseguaglianze (mentre il concetto di Solidarietà mira a mitigare le diseguaglianze.) Fraternità come Reciprocità all'interno dell'Economia in controtendenza, dunque, con l'intendere l'Economia solo come scambio di equivalenti.
Sussidiarietà, questa sia orizzontale che verticale, ma anche in assenza di un eccessivo statalismo o privatismo. Ovvero libera da condizionamenti forti dallo stato o da uno o più gruppi di privati.
Questo sistema “tripolare”, pubblico, privato e civile, ancora non ha trovato riconoscimento giuridico.
Il Bene Comune è un concetto tipico della dottrina sociale della Chiesa e sostanzialmente detta la regola secondo la qualle Io devo stare bene Con Te (e non senza di Te o sopra o sotto di Te. Tale impostazione rovescia il concetto di competizione o concorrenza.In sistemi come quelli italiani dove ad esempio esistono i distretti industriali, il fenomeno di una concorrenza diretta ad eliminare il concorrente è stata contenuta. Nei Paesi come gli USA è stato defagrante e concausa principale dell'attuale crisi.
Ho pensato di fare cosa utile nel riportare parte del pensiero del professor Zamagni, sperando di averne preso correttamente il significato in occasione della lodevole Conferenza su Etica e Regole per l'Economia Globale, organizzata dall'Ordine dei Dottori Commercialisti 21.09 T. Politeama Prato.
Francesco Querci (Consigliere Provinciale UDC)
Appunti liberamente tratti da Francesco Querci Consigliere Provinciale UDC alla Conferenza Etica e Regole per l'Economia Globale, organizzata dall'Ordine dei Dottori Commercialisti 21.09 T. Politeama Prato.
Una lettura della “Caritas in Veritate” assai penetrante quella offerta dal Prof. Zamagni, intesa da una parte ad evidenziare le ragione e la natura dell'attuale Crisi, dall'altra ad indicarne il suo possibile superamento.
Una crisi definita “antropica” per la perdita di “senso” e di “direzione”; un collasso che colpisce il sistema senza che si produca un cambiamento, diversamente invece di quanto accade nelle crisi “dinamiche” , conseguenti ad un evento eccezionale ch contiene in se i geni del superamento (per esempio una guerra che provoca una rivoluzione). Un'implosione simile a quella che ha colpito l'impero romano o il feudalesimo o ancora l'impero russo con la caduta del muro di Berlino.Come se ne esce dalla crisi antropica? La strada spesso è dettata da minoranze, da correnti di pensiero sino a questo momento inascoltate, che riesce ad indicare un nuovo orientamento di organizzazione sociale.
Il Prof. Zamagni pone l'attenzione principale sul significato e importanza del “Lavoro” e sul significato delle parole dell'enciclica “Il Lavore come Vocazione”.Ci riporta con il pensiero a San Benedetto allorchè con il “ORA ET LABORA, parificando il Lavoro con la Preghiera, conferì al Lavoro quella nobiltà che sino ad allora gli era stata sottratta (il lavoro era prerogativa delle classi più povere).Dal rinnovato senso del Lavoro deriverà l'Umanesimo e con questo l'Economia di Mercato, i monti di pietà, la borsa valori, ma senza finalità speculativa: un mercato civile e non speculativo.
L'umanesimo di San Benedetto antidoto alla cultura dell’ego Illustrando la figura del fondatore del monachesimo occidentale, il Papa dice che l’Europa da due guerre mondiali e da crollo delle ideologie per trovare la sua unità ha bisogno anche degli insegnamenti religiosi e morali che emergono dalle sue radici cristiane.
L'Enciclica “Caritas in Veritate” offre dunque un nuovo modo di pensare, tendendo a cambiare le mappe politiche sino ad oggi ritenute corrette, secondo cui fondamentalmente il Mercato era in grado di autoregolarsi.
L'economia moderna si è contraddistinta sostanzialmente nella divisione fra la sfera economica, tesa all'efficienza e quindi al profitto e quella sociale, volta a riequilibrare le diseguaglianze createsi per la ricerca del profitto. Recentemente, però, in epoca di globalizzazione, vengono sottrati agli statii importanti politiche da quelle monetarie a quelle industriali, che sini a 30 anni fa circa, servivano per riequilibrare appunto il sistema all'interno degli stati moderni.Conseguentemente lo squilibrio sociale è superiore di 4 volte rispetto al progresso di efficienza di un paese occidentale (studi Madison USA) e ciò causa la crisi.
L'Enciclica in commento indica come “direzione” quella di rimettere al primo posto l'individuo (con le sue necessità, aspirazioni, sofferenze) al fine di ricondurre nell'economia anche il sociale. Si dovrà parlare di una Economia Sociale e di un Sociale Efficiente.
La cultura popolare del nostro tempo intravede solo nella speculazione la possibilità di generare valore, mentre tende ad affievolirsi e a sparire il Lavoro come matrice di ricchezza.Ciò ha generato un'illusione collettiva portando l'economia mondiale nella rincorsa agli strumenti finanziari e ad una finanza virtuale con le conseguenze a noi tutte note.
Secondo l'Enciclica è indispensabile riporre il Lavoro al centro dell'economia: “Il Lavoro come Vocazione”
Si crede o si è creduto oggi che il Mercato sia distinto dalla Democrazia, giungendo a deviazioni paradossali come quello del modello Cina. Viceversa l momenro democratico è tutt'uno con quello economico (il riferimento anche in questo caso all'Umanesimo è chiaro). Un sistema che non tiene uniti i due fattori è destinato ad entrare in crisi.
Da respingere l'idea che il Mercato sia una zona “moralmente neutra”; altra cosa discutere quale sia il migliore modello democratico da adottare.
Concludendo il Prof. Zamagni rileva come l'Enciclica esprima alcune parole fondamentali di indirizzo al nuovo modo di intendere e interpretare la realtà per uscire dalla crisi: Fraternità, Sussidiarietà e Bene Comune.
Fraternità, ancora prima di solidarietà, in quanto principio di organizzazione sociale che punta all'eliminazione delle diseguaglianze (mentre il concetto di Solidarietà mira a mitigare le diseguaglianze.) Fraternità come Reciprocità all'interno dell'Economia in controtendenza, dunque, con l'intendere l'Economia solo come scambio di equivalenti.
Sussidiarietà, questa sia orizzontale che verticale, ma anche in assenza di un eccessivo statalismo o privatismo. Ovvero libera da condizionamenti forti dallo stato o da uno o più gruppi di privati.
Questo sistema “tripolare”, pubblico, privato e civile, ancora non ha trovato riconoscimento giuridico.
Il Bene Comune è un concetto tipico della dottrina sociale della Chiesa e sostanzialmente detta la regola secondo la qualle Io devo stare bene Con Te (e non senza di Te o sopra o sotto di Te. Tale impostazione rovescia il concetto di competizione o concorrenza.In sistemi come quelli italiani dove ad esempio esistono i distretti industriali, il fenomeno di una concorrenza diretta ad eliminare il concorrente è stata contenuta. Nei Paesi come gli USA è stato defagrante e concausa principale dell'attuale crisi.
Ho pensato di fare cosa utile nel riportare parte del pensiero del professor Zamagni, sperando di averne preso correttamente il significato in occasione della lodevole Conferenza su Etica e Regole per l'Economia Globale, organizzata dall'Ordine dei Dottori Commercialisti 21.09 T. Politeama Prato.
Francesco Querci (Consigliere Provinciale UDC)
Green Economy per la Provincia di Prato
Posted On mercoledì 16 settembre 2009 at alle mercoledì, settembre 16, 2009 by Avv. Francesco Querci"La Provincia di Prato, coerentemente alle esigenze dell’area metropolitana ed alla sua fitta rete infrastrutturale di collegamento con Firenze e con Pistoia, può benissimo dar vita ad un Piano Energetico che stimoli la “green economy”, dove le fonti energetiche rinnovabili integrano il fondamentale fabbisogno energetico da fonti tradizionali: aria, acqua, sole e terra sono risorse a disposizione della nostra provincia a livello “gratuito”, e saperle cogliere in maniera sostenibile significherà dar vita ad una filiera pratese dell’energia, per l’abbattimento dei consumi, la ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro."
Questo era uno dei principali punti (2) del programma dell'Udc per la Provincia. Uno dei principali tasselli - secondo lo scrivente - su cui lavorare concretamente per il rilancio del territorio e per il miglioramento della qualità della vità dei cittadini.
La notizia (che riporto di seguito) delle intenzioni della giunta provinciale di una valorizzazione della "Green Economy", (una giusta Green Economy si estende oltre il piano energetico passando dalle politiche dei rifiuti "Zero", alla filiera corto o media, ai sistemi di recupero in ambito tessile, alla mobilità) e quindi dalla Bioedilizia alla Finanza Etica si possono unire vantaggi economici e sviluppo sostenibile.
La notizia (che riporto di seguito) delle intenzioni della giunta provinciale di una valorizzazione della "Green Economy", (una giusta Green Economy si estende oltre il piano energetico passando dalle politiche dei rifiuti "Zero", alla filiera corto o media, ai sistemi di recupero in ambito tessile, alla mobilità) e quindi dalla Bioedilizia alla Finanza Etica si possono unire vantaggi economici e sviluppo sostenibile.
Sappiamo che il nostro territorio ha un gap alto (anche in una recente indagine del CORRIERE DELLA SERA, Prato è molto lontana da quei Comuni "virtuosi" che hanno già fatto della Green Economy, il fiore all'occhiello della propria azione politica); compito dei nostri amministratori è recuperare, passando dunque dalle parole ai fatti.
Francesco Querci
Consigliere Provinciale UDC Prato
segue l'articolo apparso sulla stampa
Dalla Sr325 alla “green economy” e al turismo: la Provincia si confronta con i progetti su Vaiano
E’ partito ieri dalla Val di Bisenzio il tour della Provincia con gli incontri dei sindaci e delle giunte dei Comuni e della Comunità montana, ognuno sul suo territorio. (...)
Molti naturalmente i temi ‘caldi’ illustrati dal sindaco di Vaiano Annalisa Marchi. Anzitutto gli impegni sulle infrastrutture e la partita dei lavori alla SR 325. “Sia sul primo che sul secondo lotto c’è bisogno di lavorare a un coordinamento stretto di cantieri e lavori – ha detto Marchi – Perché questa ristrutturazione è un’occasione per agire davvero, anche con interventi di affiancamento che il progetto originario non prevede, sulla viabilità attorno alla principale arteria della Vallata, penso per esempio alla Rotonda di Gabolana, per noi di grande importanza”. Necessario, secondo Marchi, anche ripensare il piano del trasporto pubblico, soprattutto alla luce dell’attivazione dell’Alta Velocità, con qualificazione e adeguamento di infrastrutture e stazioni e la realizzazione di quelle metropolitane.
Il sindaco si è poi soffermato sulla sfida dell’economia verde, con l’idea della Val di Bisenzio come laboratorio della green economy e del parco fotovoltaico diffuso a Vaiano e su quella del turismo, una scommessa a cui l’amministrazione vaianese punta molto. “In questi giorni parte la proposta Sotto il segno di Galileo, all’interno del progetto regionale. Ma stiamo sviluppando un progetto turistico che potenzia l’offerta ricettiva, i prodotti di filiera corta e la rete del museo diffuso e si rivolge soprattutto a giovani e famiglie. La Provincia in questi anni ha fatto molto su questo fronte e ci ha permesso di sviluppare idee e progetti”, ha detto il sindaco. E poi il progetto di due nuove scuole, gli investimenti sugli impianti sportivi e anche la realizzazione di una piscina. Molte dunque le proposte su cui nei prossimi mesi le due amministrazioni avranno modo di lavorare in sinergia.
Nel tardo pomeriggio la giunta provinciale si è spostata a Vernio, nel palazzo comunale, dove dopo le 17 è iniziato il confronto con il sindaco Paolo Cecconi e i suoi assessori.
Housin Sociale: nuovi modelli di edilizia
Posted On martedì 15 settembre 2009 at alle martedì, settembre 15, 2009 by Avv. Francesco QuerciInteressante tema trattato al convegno organizzato dall'Istituto di Bioarchitettura "Edilizia Sociale Sostenibile" sull'Housing Sociale.
Spesso l'H.S: viene confuso (anche da parte di frequentatori del Parlamento e da giornalisti, come Edilizia pubblica in quanto contenente la parola "social". Non è così. Uno o più modelli di edillizia sostenibile in funzione di uno sviluppo dei centri urbani all'insegna del rispetto dell'esigenza dell'abitazione, ancor prima della casa.
Modelli che possono concretizzarsi anche in una opportunità di reinvestimento e recupero di immobili, altrimenti destinati all'abbandano o al degrado.
DI seguito alcuni appunti (credo utili) del Convegno.
Francesco Querci Consigliere Provinciale UDC
"
Un Moderno Social Housing Sostenibile
Housing Sociale (SH) è sicuramente tutto ciò che non ce la fa a stare sul mercato o che non riesce ad accedere alla casa pubblica… ma oggi SH è anche: riqualificazione e rigenerazione urbana di intere zone della città dove la dismissione industrilae e/o l’abbandono da parte dei residenti, la mancanza di servizi al cittadino più elevati, il degrado sociale ed ambientale, le inefficienze energetiche e gli sprechi etc. richiedono un modello tipologico di intervento innovativo ad un costo più basso del mercato… Sustainable Social Housing (SHS).
Da “diritto alla casa” a “diritto all’abitare”.
Il problema è che oggi la linea della povertà è salita e quella delle risorse (pubbliche e/o private) si è abbassata. Il numero, la quantità di case ha così paradossalmente seguito una forbice: da un lato si è ridotta l’offerta pubblica, dall’altra è aumentata quella del mercato immobiliare, ma entrambe le offerte risultano inaccessibili a sempre maggiori strati della popolazione.
In pratica, il disagio abitativo è il risultato sia di un declassamento che della crisi del mercato immobiliare.
Anche se è vero che il mercato immobiliare e l’edilizia popolare pubblica hanno svolto un ruolo importante – nella costruzione delle città italiane e nel soddisfare le esigenze di larghi strati della popolazione – l’incidenza dell’intervento pubblico diretto, oggi, risulta minore che nel passato, se paragonata al resto dei paesi europei, ovvero sembra “esaurita” per il mutare delle condizioni sociali ed economiche.
Dunque, il modello del SHS sta diventando un vera e propria “terza via”, pubblico-privata, per uscire dalla crisi sociale, economica ed ambientale, non ultima immobiliare, ed obbliga i vari operatori, pubblico-privati, a rivedere un diritto fondamentale, come quello della casa, trasformandolo in un diritto più esteso e socialmente fondamentale: il diritto all’abitare con servizi (standard) qualitativamente calibrati all’esigenze specifiche del contesto e con modelli tipologici (edilizi) economicamente, energeticamente ed ecologicamente più efficienti.
Mentre l’edilizia popolare pubblica si rivolge direttamente agli “ultimi”, il moderno o contemporaneo SHS si rivolgerà sempre di più ai “penultimi” e ai “terzultimi”: studenti e ricercatori universitari, persone con mobilità lavorativa, giovani e adulti occupati con basso reddito, immigrati residenti ma ancora in stato di precarietà lavorativa, anziani con pensioni non sufficienti al mantenimento di una casa in affitto senza averla di proprietà, persone portatrici di particolari handicap o che necessitano di ospitalità in residenze assistite etc.
Di fronte a tutto ciò – crisi, nuove esigenze e nuove emergenze abitative – si prospetta pertanto la soluzione alternativa del moderno SHS ; alternativa ad altri tipi di interventi pubblici (edilizia popolare) e privati (mercato immobiliare) senza escluderli.
Ma con quali modelli ?
La discussione è aperta ..."
Filippo Boretti