"Lady di velluto" da liberal

Una donna al comando

"Lady di velluto" da liberal
24/04/08

Un applauso lungo nel catino di Viale dell’Astronomia a significare le divisioni del passato sono lontane. Dieci «vicepresidenti operai» perché è l’impresa, chi produce, che deve tornare al centro del Paese. E nessuna concessioni alle emozioni, come se fosse normale in questo Paese avere un presidente di Confindustria, il primo donna. «È finito il tempo di crearsi degli alibi per non fare le riforme», ha esordito Emma Marcegaglia nel giorno del suo insediamento, «Inizieremo a lavorare subito». E il fatto che il piano programmatico 2008-2010 sia stato approvato con 108 voti su 110 e due soli astenuti, è la dimostrazione che il suo è un mandato pieno. «Il primo problema che dovremo affrontare è il grave arresto della crescita», manda a dire al governo.

E al sindacato: «Gli riconosciamo un ruolo importante, ma gli diciamo con chiarezza che, ora, serve un cambiamento radicale. Se ricomincerà con la politica dei veti, saremo duri e andremo avanti da soli». La prima urgenza è la riforma dei contratti, incentivando la parte aziendale e l’introduzione dei premi variabili. «Chiediamo di semplificare drasticamente il numero», dice, «Ma non ci saranno contratti territoriali». Presentando poi la nuova squadra, la neopresidente sottolinea lo spazio dato alle piccole e medie imprese, che «rappresentano la rimonta italiana dell’economia, aziende leader nel mercato internazionale». «L’ampia e chiara maggioranza» uscita dalle urne sembra rassicurarla. Anche se la legge elettorale è ancora da rivedere. «Nei prossimi giorni ci incontreremo con Silvio Berlusconi», annuncia, «per discutere sul piano per uscire dall’emergenza economica. Condividiamo la sua proposta di detassare gli straordinari». Ma tra gli obiettivi dell’associazione anche l’attenzione della territorialità, con la delega ad Aldo Bonomi, e la volontà di non delegittimare la Lega, che non rappresenta «una reazione solo protezionista».

Dunque, la battaglia sul federalismo fiscale può essere sposata se non significa «contrapposizione tra Stato e mercato». Uno dei settori chiave è la sicurezza, di cui si occuperà Salomone Gattegno. «È finita l’epoca delle sanzioni», spiega la Marcegaglia, «chiederò all’esecutivo la modifica delle norme restrittive appena introdotte, con un piano complessivo che diffonda sul territorio la cultura della sicurezza». Ma il ruolo futuro di Confindustria è anche quello di uscire dai stretti compiti istituzionali per ridiventare un think tank capace di elaborare progetti e strategie. Non a caso la delega del Centro studi è stata assunta ad interim dalla stessa Marcegaglia, mentre quella su Ricerca e innovazione è toccata a Diana Bracco, leader di Assolombarda, che si occuperà anche di Expo 2015. Altra questione scottante della nuova linea programmatica, il Mezzogiorno, tenendo conto che «il periodo dei mercati protetti è ormai senza futuro.

E se gli oltre cento miliardi di euro di fondi strutturali per il 2007-2013 verranno dispersi in mille rivoli clientelari, il ritardo del Mezzogiorno continuerà ad aggravarsi». Come priorità sarà il futuro di Alitalia: via libera al prestito ponte, ma stop ai continui contributi, sono solo un aiuto per rimettersi in piedi in un primo momento». E sul colore della prossima cordata, «meglio se italiana ma nessun pregiudizio». Oggi, altro appuntamento importante per l’associazione, la nomina del presidente dei Giovani imprenditori. Favorita Federica Guidi. E per Confindustria si tratterebbe della seconda donna in un posto importante di comando.

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