perchè votare UdC FQ


FRANCESCO QUERCI
Candidato alla Camera UDC


Abbiamo un progetto per l'ITALIA

Lo so, è particolarmente forte in questa campagna elettorale la rabbia verso il fallimento della politica e dei partiti. Ma se si pensa che tutti sono uguali, sono i peggiori ad avvantaggiarsene. È vero, è fallita “una” politica, non “la” politica. Ma l’UDC è stata la prima a denunciare il fallimento della politica degli ultimi anni, quella del bipolarismo furioso e distruttivo, quella che non ha saputo contrastare la crisi economica. 

Siamo stati gli unici all’opposizione sia di Prodi che di Berlusconi, gli unici a contrastare il falso federalismo della Lega. Abbiamo parlato della necessità di ricucire l’Italia, di una pacificazione fra le realtà del Paese, di una convergenza di tutte le forze sane e riformiste per rilanciare l’Italia. Abbiamo evocato il bisogno di coinvolgere le migliori competenze nel governo dell’Italia, per fronteggiare la crisi economica e avviare la ripresa.

Crediamo nell’importanza della società civile, ma altrettanto crediamo nella necessità della buona politica. Per questo ci mettiamo a servizio del Paese. Con delle importanti accentuazioni che ci contraddistinguono. Noi mettiamo al centro la solidarietà, la persona nella sua realtà concreta. Il cristiano in politica ha cura della persona umana concreta, che ha il diritto di nascere e quello di lavorare, quello di sposarsi e quello di trovare una casa per la sua famiglia e anche di avere assistenza e sostegno fino al termine della sua vita naturale. Siamo noi ad aver voluto le detrazioni dall’IMU in base ai figli, detrazioni e deduzioni dall’Irpef per le famiglie. Riteniamo prioritario un piano contro le crescenti povertà estreme. Per contrastare la povertà bisogna favorire la crescita, bisogna ridurre credibilmente le tasse, sostenere le imprese. Bisogna creare occupazione. E bisogna avere l’obiettivo di ridurre la distanza tra giovani, mercato del lavoro e piccola e media impresa, attraverso il rilancio della formazione professionale e dell’apprendistato, da favorire attraverso la defiscalizzazione, per un periodo di almeno due anni, a favore delle imprese che assumono giovani con contratti di apprendistato. Per la ripresa puntiamo sulla cultura del lavoro, sulla flessibilità, sulla impresa familiare, sulla solidarietà anche fra le imprese, sull’amore al proprio territorio e sulla integrazione fra impresa e territorio. È un modello di economia civile che deve continuare ed ha ancora straordinarie potenzialità.

Se Monti rappresenta, tra i candidati premier, la credibilità dei conti di finanza pubblica, noi dell’Udc vogliamo rappresentare in Parlamento la voce degli italiani che vogliono dare anche un’anima e un cuore al significato dei conti pubblici. Oggi l’emergenza è prima di tutto economica, ma c’è anche un’emergenza morale: su questo terreno l’UDC intende assumere per il futuro, come ha sempre fatto in tutta la sua storia, per intero le sue responsabilità. Abbiamo una linea politica chiara e senza equivoci sui temi della difesa della vita dal concepimento fino al suo termine naturale, della difesa della famiglia, società naturale fondata sul matrimonio e formata da un uomo e da una donna insieme con i loro figli, della libertà di educazione. 

Per questo noi non siamo una forza accessoria alla lista Monti.
Siamo forza trainante, perché la politica serve ancora, una nuova politica, una buona politica. Da costruire insieme con impegno e responsabilità e con l'attiva partecipazione di tutti. Di questo nostro impegno ci sarà bisogno anche nella prossima legislatura. Per questo alla Camera vi propongo di votare sulla scheda rosa l’UDC.

FAMIGLIA
LAVORO
SUSSIDIARIETA'
BIOETICA
SCUOLA & FORMAZIONE



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Le misure per le imprese

Per votarmi alla Camera










Francesco Querci 
  • Per la meccanica e la robotica, oggi il più importante comparto del made in Italy per livelli di innovazione tecnologica e per saldo commerciale attivo con l’estero: una riproposizione e un rafforzamento della Legge Sabatini, da riportare su base nazionale, per rilanciare gli investimenti interni in macchinari e l’ammodernamento del sistema produttivo. Per aumentarne l’impatto positivo a breve termine, tale misura andrebbe abbinata anche ad una riduzione, limitata al periodo 2013-2014, dei tempi di ammortamento dei macchinari stessi;
  • Per l’industria delle costruzioni, per i settori dei materiali per l’edilizia e per l’industria del mobile: allungare fino a fine 2014/2015 i tempi per le deduzioni fiscali relative alle ristrutturazioni, estendendole agli arredi. Inoltre, rendere da subito strutturali gli incentivi nell’edilizia per il risparmio energetico, ed estenderli anche alle eventuali demolizioni e rifacimenti;
  • Per i settori energivori e per quelli del sistema moda: ridurre del 30% le componenti parafiscali della bolletta energetica per le imprese manifatturiere. Inoltre, includere il tessile tra i settori energivori per ridurre i suoi costi dell’energia ed accrescerne la competitività;
  • Per tutte le imprese: immediata liquidazione entro 30/60 gg. di una percentuale finanziariamente sostenibile da parte dello Stato ma tuttavia consistente del debito certificato della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese riducendo lo stock di almeno 30 miliardi;
  • Per le piccole e medie imprese esportatrici: creazione di una export bank e finanziamento di circa 120 milioni di euro, da destinare alla patrimonializzazione delle Pmi esportatrici e ad altre iniziative di sostegno all’internazionalizzazione;
  • Per diminuire il costo del lavoro: una progressiva ma drastica riduzione dell’IRAP a partire dalle imprese medio-piccole del settore manifatturiero e dando priorità alle imprese del Sud. Questa riduzione avverrà attraverso la rimozione del monte salari dalla base imponibile Irap. A livello nazionale le imprese dovranno pagare 11.5 miliardi in meno di Irap al termine della legislatura. Gli effetti saranno consistenti già a partire dal 2014. Questa riduzione quindi darà un forte impulso all’assunzione dei giovani e al sostegno dell’occupazione nel Mezzogiorno.
  • MADE IN ITALY: tracciabilità/etichettatura e reciprocità
  • Adeguamento Patto di stabilità per settore dell'edilizia e per la sicurezza degli edifici scolastici.

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Candidati a Prato UDC


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Querci (UDC) ARCHIVIO MALAPARTE A PRATO




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ITALIA ed il Gioco d'Azzardo.

Chapter 1
ITALIA  ed il Gioco d'Azzardo.

L'Italia e la sua eterna fragilità.
Il gioco d'azzardo, non solo nelle sale gioco, ma anche nei palazzi romani.
Mosse e contromosse, daglli scacchi al videopoker, per spartirsi cosa? 
Quale è la vincita per il popolo italiano?
Questo nessuno ce lo dice.
Non sarà certo una vittoria elettorale della destra sulla sinistra o sulla sinistra sulla destra a risolvere i problemi eppure tutti sono già pronti a levare gli scudi, a scaricarsi addosso le responsabilità, per poi arrivare ad una vittoria elettorale che, bene che vada, sarà esigua per l'una o l'altra parte, ina una situazione di rinnovata quanto assurda nuova destabilizzazione.
L'odiata Germania, egemone in Europa, vine anch'essa fuori da una grave sconfitta (militare e politico) con il suo dopoguerra fatto di rovine; ripresasai si è rimessa in gioco unendosi ad una gernania (quella dell'EST) ereditando di nuovo delle rovine. Si unisce nel momento della crisi e ne esce in modo eccellente. 
Il pensiero va all'Italia, politicamente incapace di trovare quell'unitarietà d'intenti per uscire da una crisi che morde, eccome morde! Morde tutti, ogni caregoria sociale, non risparmia proprio nessuno.
Quale forza politica dunque mi rappresenta in questo momento?
Credo che non mi possa rappresentare chi crede di fare gli interessi di una o dell'altra parte, ma quella che miri all'interesse collettivo.

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Il ritorno di Berlusconi e fare politica oggi

La famiglia del PD sembra avere eletto il candidato meno forte.
Scendendo in campo (ri-ri-ri-scendendo in campo) subito dopo l'acclamazione bersaniana, appare chiara la valutazione del cavaliere. Renzi, troppo pericoloso, ma con Bersani ci si può fare!
Scendendo in campo il Berlusconi, stoppa molti provvedimenti in corso di approvazione, anche scomodi: alcuni scomodi ai propri elettori, altri ai propri (ri) eleggibili.
La legge elettorale; rimanendo alla vecchia norma, si andrà a votare con quel sistema che assicura agli amici e ai nemici il loro posto in Parlamento, alla faccia di tutto e di tutti.
Che fretta c'era di provocare una crisi (assolutamente da evitare) a pochi mesi dalla scadenza naturale, colpendo il Governo (che si erano impegnati a sostenere) sul decreto sviluppo?
Sembra che ancora una volta che i mille orticelli abbiano avuto il sopravvento sul PAESE.

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Il testo del DL sulle Città Metropolitana e Province

Il testo integrale del decreto Legge 3558/2012

http://www.upinet.it/docs/contenuti/2012/11/disegno_legge3558.pdftesto decreto legge citta metropolitana

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ROSSI SVENDE PRATO A FIRENZE



ROSSI SVENDE PRATO A FIRENZE

In questi giorni assistiamo all'indecorosi Blitz del Governataore della Tosca ROSSI (in forza al PD) eb invero sorretto dai parlamentari pratesi del PD, di convincere il Governo all'idea di una città metropolitana che inglobi, sic et sempliciter, la Provincia di Prato.
Un'idea forzata che cozza con la Legge sia sul riordino delle Province che con quella dell'istituzione delle città metropolitana.

Una soluzione che beffeggia quanto emerso dal territorio, eppure la Legge stessa aveva richiesto un parere il quale mai aveva espresso la volontà di ricadere sotto Firenze, ma sempre in un ottica di indipendenza dal capuoluogo toscano, così come anche espresso dalle proposte del CAL* e dell'UPI* Toscana.

Un'arroganza istituzionale quella del presidente Rossi, una violenza delle regole democratiche, un sopruso che però ha trovato spazio nell'altrettanto indecoroso teatrino del PD PRATESE che non ha saputo trovare una linea condivisa, in una battaglia tutti contro tutti, incapace di dare una linea certa e sicura.

Non tutto è perso; molto è compromesso: ma lo è per ragioni di potere e di forza che nulla hanno a che fare con il senso democratico e con la Politica, quella vera ed autentica, di cui abbiamo smarrito il senso ed il valore.
Francesco Querci
Consigliere Provinciale

*Conferenza Autonomie Locali
*Unione delle Province toscane.



31 OTTOBRE 2012

Preg.mo Presidente
Provincia di Prato
Lamberto Nazzareno Gestri
Palazzo Banci Buonamici
Via Ricasoli 25 - Prato


DOMANDA DI ATTUALITA’ 
da inserire al prossimo consiglio provinciale




Il sottoscritto Consigliere.
premesso
  • è emerso dalla stampa che IL PROGETTO DEL GOVERNATORE ROSSI, SOSTENUTO DAI PARLAMENTARI PRATESI DEL PARTITO DEMOCRATICO DELLA CITTà METROPOLITANA FIORENTINA, ALLARGATA A PRATO E PISTOIA;
  • CHE DAL TERRITORIO NON E’ MAI EMERSI L’IPOTESI INDICATA DAL MINISTRO, DAL GOVERNATORE ROSSI E DAI PARLAMENTARI PRATESI DEL PD;
  • che si ribadisce con forza la contrarietà di PRATO ALL’IDEA DI CITTà METROPOLITANA ALLARGATA.
chiede
al Presidente ed agli assessori competenti di riferire in consiglio invitando il GOVERNO, LA REGIONE TOSCANA ed il PARLAMENTO al rispetto delle indicazioni pervenute dal TERRITORIO, dal CAL ovvero dai soggetti chiamati dalla legge ad esprimersi;
Capogruppo Udc
Francesco Querci

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TERRITORIO DI PRATO: QUALE PROVINCIA?

La Regione Toscana è chiamata nei prossimi giorni ad inviare al Governo la propria proposta sul riordino delle Province Toscane.

Un tema sul tavolo degli addetti ai lavori, ma percepito anche dalla città e dai Comuni come una svolta. Ognuno preme. Ogni Provincia stenta a prendere posizioni se non quelle che le premia. Pisa contro Livorno la più emblematica.

Tutto poi si complica allorchè il Governatore della Toscana Rossi addirittura intende mandare al macello la legge sul riordino, ma anche la legge sulla città metropolitana per le tre maxi aree (ed è parapiglia nel Pd).

Ed eccoci alla nostra Prato: che fare? Siamo amministratori che vogliono bene al territorio e ci battiamo per difenderlo: la legge ci dice "Prato Capoluogo" e dunque che Prato sia Capoluogo, sia  con Pistoia, sia che vada fino a Pontremoli,  ciò è indifferente! Indifferente però anche rispetto a differenti istanze dal territorio (esplicitate da alcune categorie economiche e sindacali o dal personale delle Province, che temono un decentramento nella scelta legislativa?)


Ciò è giusto? Questo mi chiedo e vi chiedo: è giusto limitarci ad una valutazione che incida solamente e forse strategicamente sul capoluogo, secondo una visione "trapattoniana" ovvero tutti a difesa del risultato, oppure la politica, la nostra politica, deve cercare di fare qualcosa di più?

La Legge dice di avere avviato un procedimento condiviso sul territorio: Il Cordinamento delle Autonomia Locali (CAL) e l'Unione delle Province della Toscana hanno presentato una proposta precisa: deroga per Prato e Pistoia, la deroga territoriale è compensata dalla concentrazione urbana e dal numero di abitanti (oltre 550.000) anche Pistoia è d'accordo!

Dunque noi Pratesi non sappiamo dire se tale deroga sia giusta? Se preferiamo oppure no un territorio "realmente governabile come capoluogo" oppure è indifferente andare fino a Massa?

Sinceramente come Consigliere Provinciale sono a favore della semplificazione amministrativa, agli accorpamenti delle Province (delle Regione e dei Comuni...), ma se di semplificazione si deve parlare che semplificazione sia: duro fatica ad immaginare un'efficiente distribuzione di servizi sul territorio che partano da Prato ed arrivino a Pontremoli.

Dunque concluso che la politica locale dovrebbe trovare il coraggio di fare il passo ulteriore anche prendendosi qualche rischio. Certo che attaccare significa anche aprire la strada al contropiede ma questo significa giocare la partita e le scommesse che il futuro ci impone di affrontare.

Io sto con Prato e Pistoia in deroga alla legge
Francesco Querci
Capogruppo UDC





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cristiani e musulmani insieme per la pace



«È venuto il momento di una testimonianza sincera contro le divisioni, contro la violenza, contro la guerra» 



Cari fratelli e sorelle, oggi vorrei riandare brevemente, con il pensiero e con il cuo­re, alle straordinarie giornate del viaggio apostolico che ho compiuto in Libano. Un viag­gio che ho fortemente voluto, nonostante le cir­costanze difficili, considerando che un padre dev’essere sempre accanto ai suoi figli quando incontrano gravi problemi. Sono stato mosso dal vivo desiderio di annunciare la pace che il Si­gnore risorto ha lasciato ai suoi discepoli, con le parole: «Vi dono la mia pace -» ( Gv 14 ,27 ). Que­sto mio viaggio aveva come scopo principale la firma e la consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente ai rap­presentanti delle comunità cattoliche del Me­dio Oriente, come pure alle altre Chiese e comunità ecclesiali e anche ai capi musulmani.

È stato un evento ecclesiale commovente e, al tempo stesso, una provvida occasione di dia­logo vissuta in un Paese com­plesso ma emblematico per tut­ta la regione, a motivo della sua tradizione di convivenza e di o­perosa collaborazione tra le di­verse componenti religiose e so­ciali. Di fronte alle sofferenze e ai drammi che permangono in quella zona del Medio Orien­te, ho manifestato la mia sentita vicinanza alle legittime aspirazioni di quelle care popolazio­ni, recando loro un messaggio di incoraggia­mento e di pace. Penso in particolare al terri­bile conflitto che tormenta la Siria, causando, oltre a migliaia di morti, un flusso di profughi che si riversano nella regione alla ricerca di­sperata di sicurezza e di futuro; e non dimen­tico la situazione difficile dell’Iraq. Durante la mia visita, la gente del Libano e del Medio O­riente - cattolici, rappresentanti delle altre Chie­se e comunità ecclesiali e delle diverse comu­nità musulmane - ha vissuto, con entusiasmo e in un clima disteso e costruttivo, un’impor­tante esperienza di rispetto reciproco, di com­prensione e di fraternità, che costituisce un for­te segno di speranza per tutta l’umanità. Ma è soprattutto l’incontro con i fedeli cattolici del Libano e del Medio Oriente, presenti a migliaia, che ha suscitato nel mio animo un sentimen­to di profonda gratitudine per l’ardore della lo­ro fede e della loro testimonianza.

Ringrazio il Signore per questo dono prezioso, che dà speranza per il futuro della Chiesa in quei territori: giovani, adulti e famiglie animati dal tenace desiderio di radicare la loro vita in Cri­sto, rimanere ancorati al Vangelo, camminare insieme nella Chiesa. Rinnovo la mia ricono­scenza anche a quanti hanno lavorato instan­cabilmente per questa mia visita: i patriarchi e i vescovi del Libano con i loro collaboratori, la se­greteria generale del Sinodo dei vescovi, le per­sone consacrate, i fedeli laici, i quali sono una realtà preziosa e significativa nella società liba­nese. Ho potuto constatare di­rettamente che le comunità cat­toliche libanesi, mediante la lo­ro presenza bimillenaria e il lo­ro impegno pieno di speranza, offrono un significativo e ap­prezzato contributo nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del Paese. Un pensiero grato e deferente va alle autorità liba­nesi, alle istituzioni e associa­zioni, ai volontari e a quanti hanno offerto il sostegno della preghiera. Non posso dimenticare la cordiale accoglienza che ho ricevuto dal presidente della Repubblica, si­gnor Michel Sleiman, come anche dalle varie componenti del Paese e dalla gente: è stata un’accoglienza calorosa, secondo la celebre o­spitalità libanese. I musulmani mi hanno ac­colto con grande rispetto e sincera considera­zione; la loro costante e partecipe presenza mi ha dato modo di lanciare un messaggio di dia­logo e di collaborazione tra cristianesimo e i­slam: mi sembra che sia venuto il momento di dare insieme una testimonianza sincera e de­cisa contro le divisioni, contro la violenza, con­tro le guerre. I cattolici, venuti anche dai Paesi confinanti, hanno manifestato con fervore il lo­ro profondo affetto al Successore di Pietro.

Dopo la bella cerimonia al mio arrivo all’ae­roporto di Beirut, il primo appuntamento e­ra di particolare solennità: la firma dell’Esor­tazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, nella Basilica greco-melkita di San Paolo ad Harissa. In quella circostanza ho invitato i cattolici mediorientali a fissare lo sguardo su Cristo crocifisso per trovare la for­za, anche in contesti difficili e dolorosi, di ce­lebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del per­dono sulla vendetta e dell’unità sulla divisio­ne. A tutti ho assicurato che la Chiesa univer­sale è più che mai vicina, con l’affetto e la pre­ghiera, alle Chiese in Medio Oriente: esse, pur essendo un «piccolo gregge», non devono te­mere, nella certezza che il Signore è sempre con loro. Il Papa non li dimentica.

Nel secondo giorno del mio viaggio apostoli­co ho incontrato i rappresentanti delle istitu­zioni della Repubblica e del mondo della cul­tura, il corpo diplomatico e i capi religiosi. Ad essi, tra l’altro, ho indicato una via da percor­rere per favorire un futuro di pace e di solida­rietà: si tratta di operare affinché le differenze culturali, sociali e religiose approdino, nel dia­logo sincero, ad una nuova fraternità, dove ciò che unisce è il senso condiviso della grandez­za e dignità di ogni persona, la cui vita va sem­pre difesa e tutelata. Nella stessa giornata ho avuto un incontro con i capi delle comunità religiose musulmane, che si è svolto in uno spi­rito di dialogo e di benevolenza reciproca. Rin­grazio Dio per questo incontro. Il mondo di og­gi ha bisogno di segni chiari e forti di dialogo e di collaborazione, e di ciò il Libano è stato e deve continuare ad essere un esempio per i Paesi arabi e per il resto del mondo.

Nel pomeriggio, presso la residenza del patriar­ca maronita, sono stato accolto dall’entusiasmo incontenibile di migliaia di giovani libanesi e dei Paesi vicini, che hanno dato vita ad un festoso e orante momento, che rimarrà indimenticabile nel cuore di molti. Ho sottolineato la loro fortu­na di vivere in quella parte del mondo che ha vi­sto Gesù, morto e risorto per la nostra salvezza, e lo sviluppo del cristianesimo, esortandoli alla fedeltà e all’amore per la loro terra, nonostante le difficoltà causate dalla mancanza di stabilità e di sicurezza. Inoltre, li ho incoraggiati ad esse­re saldi nella fede, fiduciosi in Cristo, fonte del­la nostra gioia, e ad approfondire il rapporto per­sonale con Lui nella preghiera, come anche ad essere aperti ai grandi ideali della vita, della fa­miglia, dell’amicizia e della solidarietà. Veden­do giovani cristiani e musulmani fare festa in grande armonia, li ho spronati a costruire insieme il futuro del Libano e del Medio Oriente e ad opporsi insieme alla violenza e alla guerra. La concordia e la ri­conciliazione devono essere più forti delle spinte di morte.

Nella mattina della domenica, c’è stato il momento molto in­tenso e partecipato della Santa Messa nel City Center Water­front

di Beirut, accompagnata da suggestivi canti, che hanno caratterizzato an­che le altre celebrazioni. Alla presenza di nu­merosi vescovi e di una grande folla di fedeli, provenienti da ogni parte del Medio Oriente, ho voluto esortare tutti a vivere la fede e a testimo­niarla senza paura, nella consapevolezza che la vocazione del cristiano e della Chiesa è quella di portare il Vangelo a tutti senza distinzione, sull’esempio di Gesù. In un contesto segnato da aspri conflitti, ho richiamato l’attenzione sulla necessità di servire la pace e la giustizia, di­ventando strumenti di riconciliazione e co­struttori di comunione. Al termine della cele­brazione eucaristica, ho avuto la gioia di con­segnare l’Esortazione apostolica che raccoglie le conclusioni dell’Assemblea speciale del Si­nodo dei vescovi dedicata al Medio Oriente. At­traverso i patriarchi e i vescovi orientali e lati­ni, i sacerdoti, i consacrati e i laici, questo Do­cumento vuole raggiungere tutti i fedeli di quel­la cara regione, per sostenerli nella fede e nel­la comunione e spronarli sulla via della tanto auspicata nuova evangelizzazione. Nel pome­riggio, presso la sede del patriarcato siro-cat­tolico, ho avuto poi la gioia di un fraterno in­contro ecumenico con i patriarchi ortodossi e ortodossi orientali e i rappresentanti di quelle Chiese, come pure delle comunità ecclesiali.

Cari amici, i giorni trascorsi in Libano sono sta­ti una stupenda manifestazione di fede e di in­tensa religiosità e un segno pro­fetico di pace. La moltitudine di credenti, provenienti dall’intero Medio Oriente, ha avuto l’op­portunità di riflettere, di dialo­gare e soprattutto di pregare in­sieme, rinnovando l’impegno di radicare la propria vita in Cristo. Sono certo che il popolo libane­se, nella sua multiforme ma ben amalgamata composizione reli­giosa e sociale, saprà testimo­niare con nuovo slancio la vera pace, che nasce dalla fiducia in Dio. Auspico che i vari messag­gi di pace e di stima che ho voluto dare, possa­no aiutare i governanti della Regione a compie­re passi decisivi verso la pace e verso una migliore comprensione delle relazioni tra cristiani e mu­sulmani. Da parte mia continuo ad accompa­gnare quelle amate popolazioni con la preghie­ra, affinché rimangano fedeli agli impegni as­sunti. Alla materna intercessione di Maria, ve­nerata in tanti ed antichi santuari libanesi, affi­do i frutti di questa visita pastorale, come anche i propositi di bene e le giuste aspirazioni del­l’intero Medio Oriente. Grazie.

Benedetto XVI 

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