IN TEMA DI SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO

un buon untervento:
On.Ciccanti il 25/11

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario Mantovano, onorevoli colleghi, la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico sono funzioni primarie ed esclusive dello Stato; tale compito non è né di destra né di sinistra, è un compito che spetta a chiunque governi. Noi dell'Unione di Centro su questo tema da tempo abbiamo dato il nostro contributo di idee e di voti ai provvedimenti del Governo presentati in questo Parlamento, pur stando all'opposizione. La nostra perplessità, quando è stata espressa, ha riguardato la superficialità, la leggerezza, la frammentarietà, il significato meramente propagandistico con cui si è affrontato un tema delicato, serio e sentito dagli italiani. Abbiamo sempre visto con fastidio problemi così importanti ridotti a spot, strumentalizzando paure e preoccupazioni degli italiani. L'utilizzo dei militari per compiti di sicurezza è sicuramente una scelta da condividere, solo però per situazioni emergenziali e non in termini sostit utivi delle competenze delle forze dell'ordine. È stata ricordata dal collega Rao l'operazione «Vespri siciliani»: in quell'occasione furono previsti ventimila soldati con compiti di supporto logistico in sostituzione di forze dell'ordine così recuperate ai propri compiti istituzionali, per rafforzare il contrasto alla criminalità, soprattutto quella organizzata.
Anche a voler accedere all'impostazione del Governo di un utilizzo occasionale e disorganico dei militari, per quanto riguarda l'articolo 2, che prevede l'utilizzo di un contingente non superiore alle 500 unità oltre le tremila già impiegate, chiediamo che ci sia almeno una coerenza di misure legislative. Si prevede, infatti, che la copertura finanziaria della maggiore spesa sia riferita alle economie derivanti dal ritardato impiego di un mese - ad agosto anziché a luglio di quest'anno, come previsto - del contingente dei tremila uomini. Questo significa che l'impiego non sarà più per sei mesi come previsto, ma sol o per cinque mesi, perché se i mesi dovessero essere sei, con lo slittamento in avanti di un mese, allora le risorse aggiuntive per i 500 soldati non ci sarebbero. Questo ulteriore contingente deve essere considerato aggiuntivo con risorse aggiuntive. In tal senso noi dell'Unione di Centro abbiamo presentato un nostro emendamento tendente a trovare una copertura finanziaria adeguata.
Altra questione è quella di rendere più efficiente il sistema giudiziario.
Il contrasto alla criminalità prevede un complesso di misure legislative che risolvano le difficoltà del nostro sistema giudiziario. Troppe volte abbiamo assistito ad un'aggressione verbale da parte di esponenti della maggioranza verso l'attuale ordine giudiziario, soprattutto verso gli organi di autogoverno, senza preoccuparsi di rimuovere gli ostacoli di ordine organizzativo e funzionale che determinano gli attuali ritardi per una giustizia rapida. L'Italia registra una serie di condanne da parte della Corte di giustizia europea per i ritardi denunciati dai cittadini italiani in forza della cosiddetta «legge Pinto». La riforma del diritto di procedura civile approvata qualche mese fa è un intervento limitato ed occasionale.
Abbiamo bisogno di una riforma organica del processo civile e penale, traducendo in norme il lavoro svolto da commissioni tecniche formate da insigni giuristi nominati proprio dal precedente Governo Berlusconi. Occorre anche ridefinire i relativi codici per rendere più trasparente e razionale l'utilizzo delle norme che disciplinano i vari riti giudiziari. Detto questo, il provvedimento in esame si limita a riconoscere alla magistratura onoraria alcuni emolumenti di carattere economico; non ci troviamo di fronte a una ridefinizione del ruolo dei giudici onorari e dei vice procuratori onorari ovvero al potenziamento dei magistrati togati per accelerare i processi civili e penali che per l'80 per cento cadono in prescrizione. No, signor sottosegretario, ci troviamo di fronte al riconoscimento di un compenso di soli 98 euro per la durata dell'impegno lavorativo giornaliero. In base all'articolo 3-bis del provvedimento, l'indennità aggiuntiva non scatta più automaticamente in caso di seconda udienza giornaliera, ma solo se l'impegno lavorativo supera le cinque ore giornaliere. Quindi, non solo non si risolve con un compenso adeguato la qualità di una prestazion e che non ha paragoni con i compensi dell'avvocatura per le stesse prestazioni, ma non si soddisfa neanche una rivendicazione economica da tempo sollevata dalla magistratura onoraria, che rimane, quindi, insoddisfatta anche con questo provvedimento. Riteniamo che per il modo con cui viene affrontato il problema si corra il rischio che il costo sia molto superiore ai risultati attesi; non sfugge, infatti, all'attenzione dei colleghi più avvertiti, la difficoltà di riconoscere il diritto alla relativa indennità, non essendoci ancora un concetto definito del
significato da dare alla parola «udienza» nelle rispettive procedure di rito. Tale difficoltà si evince anche dalle numerose e contrastanti circolari ministeriali in risposta ai quesiti sollevati dai vari uffici giudiziari.
Non sfugge nemmeno il fatto del naturale allungamento dei processi in ragione del superamento delle cinque ore per percepire la seconda indennità.
Tale questione si risolve in un allungamento irragionevole dei processi, premiando così la minore efficienza del magistrato onorario. La misura proposta dal Governo, quindi, non risolve il problema che abbiamo di fronte ma anzi, va dalla parte opposta rispetto agli obiettivi previsti. È di tutta evidenza, inoltre, che la seconda indennità sia del tutto inutile per i vice procuratori onorari, ancorati, come sono, all'indennità giornaliera.
Non crediamo che questo provvedimento possa costituire un deterrente per la Federmot che ha annunciato una richiesta di apertura di una procedura di infrazione alla Commissione europea.
Queste misure legislative sono necessarie, ma non sufficienti; avvertiamo nfatti la necessità di interventi più incisivi. Questo è un Governo che decide e ha una forte maggioranza che consente di decidere; ci troviamo, invece, di fronte ad uno spezzatino di decisioni che dà l'idea di un'attività di Governo che vive alla giornata, rincorrendo gli eventi. La lotta alla criminalità richiede interventi organici, soprattutto sul lato della prevenzione; c'è la necessità di recuperare innanzitutto una cultura della legalità, cominciando da un maggior rigore di amministratori e di rappresentanti politici. È necessario riprendere un indispensabile raccordotra Stato, regioni ed enti locali; le intese interistituzionali sulla sicurezza delle città, mettendo a rete tutte le forze di polizia e le risorse del volontariato e della partecipazione civica, rappresentano un caposaldo indispensabile per quella cultura della sicurezza senza la quale si rischia di percepire le forze dell'ordi ne come una componente estranea alla vita civile. Non posso ignorare le scritte sui muri contro le forze dell'ordine e le aggressioni degli agenti di polizia da parte dei cittadini a Napoli come a Torino, al sud come al nord. Va segnalata a questo Governo la necessità di una maggiore efficienza delle forze di contrasto alla criminalità: abbiamo una criminalità ambientale, alimentare, economico-finanziaria; una criminalità organizzata e una microcriminalità predatoria che colpisce l'incolumità delle persone; nonché una criminalità terroristica e politica: per ogni tipo di criminalità esiste una struttura organizzativa di contrasto, militarizzata o civile.
Molte di queste strutture agiscono in autonomia, pur agendo con competenze sovrapposte funzionalmente e territorialmente. La polizia di Stato svolge i compiti dei carabinieri, i quali fanno cose a cui provvedono i vigili urbani e la guardia di finanza. Troppe polizie: polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato e polizia penitenziaria sono le cinque polizie di Stato al netto delle capitanerie di porto. Vi sono, inoltre, le polizie locali: provinciali, municipali, fluviali, la polizia per il controllo delle attività venatoria e per il controllo della pesca nelle acque interne. Non parliamo poi degli uomini in divisa che interagiscono nei casi di calamità naturali e nelle situazioni di emergenza. Costi di mezzi e risorse umane che si moltiplicano senza efficacia e in misura esponenziale. Ministro Maroni o sottosegretario Mantovano, voi siete ben consci di moltiplicazioni e di inefficienze, ma dimostrate di non avere la forza di sfidare le rispettive gerarchie per razionalizzare e per dare maggiore efficienza al sistema. Dimostrate, infatti, troppa timidezza verso la forza di una burocrazia di vertice che vi impone prassi e regole che non sono in sintonia con gli interessi del Paese. Dovete dimostrare a questo Parlamento e al Paese di essere forza di Governo, senza compromessi e senza debolezze.
Vi attendiamo su questi appuntamenti e intanto vi incalziamo su queste riforme di sistema al posto degli spot. Spero che non serva il Ministro Brunetta per mettere d'accordo Tremonti, Alfano, Maroni, Zaia e La Russa, ma spero che basti Berlusconi.
Quello che vediamo, però, è che ha il tempo di incontrare gli imprenditori di tutte le vanità (soprattutto quelli che fanno pubblicità televisiva), ma non ha ancora avuto il tempo di mettere intorno ad un tavolo i Ministri di riferimento delle varie polizie per definire un nuovo ordine di contrasto per la criminalità. Intanto il Paese aspetta e noi dell'Unione di Centro ve lo ricorderemo comunque in ogni occasione di dibattito sulla sicurezza e l'ordine pubblico.

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