Caso Englaro: Nuovi diritti, ora basta invasioni di campo
Posted On venerdì 16 gennaio 2009 at alle venerdì, gennaio 16, 2009 by Avv. Francesco QuerciMentre giunge la notizia che la casa di cura "Citta' di Udine" non accoglierà Eluana Englaro per l'attuazione della sentenza che autorizza la sospensione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale, reso noto dalla stessa struttura sanitaria, si segnala un intervento sulla materia del Presidente della Corte Costituzionale, potenzialmente idoneo a ondizionare i lavori parlamentare ed ad alimentare il dibatto:
Nuovi diritti, ora basta invasioni di campo «Preferisco i confini alle invasioni di campo», ha dichiarato il presidente della Corte Costituzionale Flick, con esplicita allusione a come la Cassazione ha invaso (e pesantemente) il campo della politica, sentenziando in merito al caso Englaro. E ha fatto anche altri esempi: le unioni tra persone dello stesso genere, l’inizio e la fine della vita, il testamento biologico, il trattamento terapeutico per malati terminali o incoscienti. Per Flick «eludere queste domande significa delegare le risposte, caso per caso, agli organi giurisdizionali, talvolta privi di precisi referenti normativi» .
Bisogna quindi ritenere che sia necessario che il Parlamento intervenga, prendendo sul serio la questione dei 'nuovi diritti' della persona. Altrimenti le 'invasioni di campo' continueranno e inevitabilmente. Sul fatto che bisogna una volta per tutte porre rigorosi sbarramenti alle invasioni di campo, sono perfettamente d’accordo con Flick ( e in particolare sul fatto che sia davvero necessaria una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento). Ma ci sono diversi modi per impedire arbitrarie invasioni di campo. Il modo peggiore è quello posto in essere da chi, per evitarle, si affretta a consegnare il campo minacciato d’invasione a coloro che vorrebbero invaderlo e ai loro ' alleati'. Se, per impedire che la Cassazione si inventi un testamento biologico aperto all’eutanasia ( e per di più orale), si auspica che il Parlamento faccia una legge obiettivamente eutanasica, cadiamo dalla padella nella brace. Se accettiamo l’idea ( carissima a tanti magistrati ' alternativi') che la dinamica sociale faccia emergere ' nuovi diritti', che il Parlamento avrebbe il dovere di formalizzare in forma legale, arriveremo prima o poi a qualificare come ' vecchi' i diritti ' tradizionali' e alla lunga apparirebbe ragionevole, per favorire il ' nuovo', allentare la tensione, trascurare o addirittura cancellare diritti 'invecchiati'. Il punto è che, come sostiene giustamente Dworkin ( non a caso citato da Flick), i diritti ' vanno presi sul serio'; ma se i diritti esistono, esistono perché non sono né nuovi né vecchi: i diritti della persona sono diritti fondamentali e basta. Sostenere il contrario veicola l’intenzione di forzare la corretta immagine dell’uomo che emerge dal testo della nostra legge fondamentale, dilatando arbitrariamente l’elenco dei diritti che essa riconosce e difende. Non è questa di certo l’intenzione di Flick, ma è certamente quella di tanti che si sono compiaciuti del suo intervento al Convegno promosso dalla Luiss per il sessantesimo della nostra Costituzione. Ma se si elude la questione dei ' nuovi diritti', come impedire ai magistrati di invadere un campo che non è loro? Ricordando loro, senza mai stancarsi, che essi sono vincolati alla legge e pretendendo da loro ( come da tutti i cittadini) la massima onestà intellettuale. La Costituzione non riconosce come diritto fondamentale né la richiesta di eutanasia, né il rifiuto delle cure. Essa semplicemente nega che una persona possa essere obbligata a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge (art. 32).
La Costituzione non dà nessun appiglio per il riconoscimento legale delle coppie di fatto o delle coppie omosessuali come ' formazioni sociali' meritevoli di tutela ( ed etichettabili con gli appellativi più fantasiosi e stravaganti: Pacs, Dico, Cus, Didore...!). Essa si limita ad affermare che i diritti inviolabili valgono non solo per l’individuo singolo, ma anche per l’individuo integrato in una qualsiasi 'formazione sociale' ( art. 2). Potremmo continuare. Che l’espressione ' nuovi diritti' vada oggi molto di moda e venga sempre più spesso usata dai politici è ben noto e del resto nessuno può pretendere dai politici rigore linguistico e sobrietà di espressione. Ma giuristi e giudici dovrebbero fare di tutto per non abdicare a un corretto uso del linguaggio giuridico. E, nel linguaggio giuridico, l’espressione ' nuovi diritti' non ha alcuno spazio.
Francesco D'Agostino