Conferenza Stampa UDC per la Provincia



Prato, 2 maggio 2009 - La provincia è l’ente che per definizione viene associata allo spreco, all’inutile moltiplicazione delle poltrone e dei livelli di legislazione e di governo. Nel dibattito più recente sui costi della politica, quello che per intendersi ha sviluppato le proprie linee di pensiero nel periodo post-Casta, a più riprese ed in maniera pressoché bipartisan (almeno nelle promesse) è stata ipotizzata o assicurata un’abolizione o una ridefinizione dell’istituto.

Adesso, in molti si nascondono per motivi di doverosa opportunità per non averle abolite, altri per ragioni di popolarità elettorale (fra il proporre l’abolizione delle province in generale ed il rinunciare alla propria ce ne corre). Da questo punto di vista l’Udc si distingue, precisando nel documento di presentazione del candidato alla presidenza della provincia, Francesco Querci, che pur restando necessario parlare dell’ente provinciale pratese e del modo di governarla nel prossimo quinquennio le «province, sono istituti discutibili, soggette ad essere rivedute, dilatate o soppresse in un riordinamento nazionale nell’ottica delle aree metropolitane».

Con questa premessa Francesco Querci ha oggi illustrato il suo programma di alternativa di estremo centro, suddiviso in quattro aree di intervento, che verranno illustrate a fondo nelle prossime settimane in quattro incontri a partire dal prossimo venerdì e che possono essere così sintetizzate:

- Area culturale. La cultura ha una parte economica nella città, da trasmettere con investimenti negli ambienti della formazione, nel know-how dei saperi, nel Polo Universitario e con una valorizzazione del patrimonio immobiliare appartenente all’archeologia industriale.

- Nuovo ruolo della Pubblica Amministrazione. Garantire la partecipazione senza rinunciare al ruolo di governo; maggiore capacità di dialogo della P.A. con il cittadino; applicazione del principio di sussidiarietà sia verticale con gli altri livelli istituzionali sia orizzontale con i privati.

Nuova integrazione sociale. Politica dell’housing sociale per rendere sempre più Prato un centro di mobilità e consentendo a tutti i cittadini di abitarci; creazione di una Fondazione etica per realizzare delle rivalutazioni immobiliari con l’azione coordinata della Provincia con gli imprenditori. Microcredito; mappatura del territorio per la sicurezza.

- Nuovo ruolo del tempo. Creazione di una struttura di eccellenza per garantire un nuovo tipo di scambio interculturale.

Nell’ambito dei costi della politica, Querci ha proposto una riduzione degli assessorati per «risparmiare e consentire una maggiore colleganza fra di loro», precisando che «la multisettorialità diventerà la parola d’ordine della Presidenza». Infine ricordando come secondo l’Udc «il ruolo della provincia non dovrà più essere da gregario rispetto all’ente comune», nei primi cento giorni di presidenza Querci si occuperà di tornare ad investire nel territorio avviando una «politica seria sul lavoro e sull’indirizzo del lavoro» da attuare appieno nel medio-lungo periodo e mostrandosi anche in questo caso in alternativa rispetto alle attuali politiche "scollegate" della giunta provinciale di centrosinistra.

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ALTERNATIVA di estremo Centro

Unione di Centro Provincia di Prato
ALTERNATIVA di estremo Centro
In Provincia non c’è spazio solo per uno

La vera alternativa è quella che stiamo costruendo al Centro, motivata e fortemente voluta da tutta l’Unione di Centro di Prato come espressione del rinnovamento e dello scarto della politica dei partiti e della società civile.
In Provincia non ci candidiamo a condurre in porto un’operazione difficile solo perché ci presentiamo “al di là” della PdL ed in alternativa al PD, ma perché questa è e resta un’operazione volta a dare fiducia alle istituzioni – che ci guardano – e ai cittadini in attesa di un vero partito che si pone al servizio delle istanze partecipative e democratiche. Se è nella logica dei fatti che categorie quali quelle degli industriali, degli artigiani e dei commercianti, vedano in Lamberto Gestri l’unica “alternativa” valida – in un frazionamento della proposta elettorale alla Provincia segno di una ricerca di visibilità da parte dei più – l’Unione di Centro di Prato ha inteso smarcarsi al Centro per mostrare il volto di una politica che accetta il rischio e la responsabilità di candidarsi alla Provincia per essere alternativa senza essere né di “destra”, né di “sinistra”. Operazione improba a detta di alcuni, operazione attesa e sostenuta a detta di molti altri; operazione necessaria a detta mia per mostrare ai cittadini che un partito serio, non dedito ad accordi pre-elettorali, può ancora rischiare e non demandare un ruolo che gli appartiene: essere mediatore sociale fra istanze diverse per il Bene Comune.
Non è affatto vero che il moto naturale dei cittadini, composto da tanti comitati e da numerose associazioni – anche di carattere politico – e da alcune liste civiche presenti in provincia, debba trovare risposta e soddisfazione solo nell’elezione di un Sindaco; è vero il contrario che oggi la crisi si sconfigge perché i livelli sussidiari del territorio devono tutti partecipare solidalmente mettendo in campo le migliori risorse: la Provincia ha un ruolo fondamentale in questa crisi e candidarsi alla sua guida è di primaria importanza. Per questo motivo ci vuole un partito con una lunga storia, una grande tradizione, con risorse ben al di là del tessuto connettivo locale; un partito che sappia scommettere tutto se stesso.
Ora, in questo momento storico, Vernio, Cantagallo, Vaiano, Prato, Montemurlo, Poggio a Caiano e Carmignano hanno bisogno di un “istituto” sussidiariamente sovraordinato alle municipalità e che sia collettore, orienti, stimoli, produca cultura, amministri con cura, reinvesta nel territorio per uno sviluppo sostenibile.



Che poi, le Province, siano istituti discutibili, soggette ad essere rivedute, dilatate o soppresse in un riordinamento nazionale nell’ottica delle “aree metropolitane”, non fa specie a uomini e donne come noi che credono in una battaglia seria per il bene di Prato e della Nazione. Per il futuro del Paese Italia, forse, l’Istituto della Provincia può e deve essere messo in discussione, ma a Prato è e resta necessario per il prossimo quinquennio.
Inoltre, non è vero neppure che il dissenso del cittadino che cerca un “partito istituzionale” per dare il proprio voto alla Provincia, non volendo appoggiare il PD, debba confluire solo ed unicamente nell’IdV o nella Lega o nel PdL se questi si candidano solo apparentemente alla guida della Provincia. L’operazione che l’ Unione di Centro di Prato sta portando avanti è sufficientemente “estrema” per coaugulare su di sé i voti “trasversali” anche dei Comitati e delle Liste Civiche di Vernio, di Cantagallo, di Vaiano, di Prato, di Montemurlo, di Poggio a Caiano e di Carmignano, come solo il “centro” può fare.
Oggi, e nel prossimo futuro, siamo l’unico vero “partito popolare” capace di presentarsi come “alternativa” di estremo centro. Il cittadino che non vuole disperdere il proprio voto in un sistema uninominale, come quello per l’elezione del Presidente e dei Consiglieri di Provincia, sa che deve dare il proprio appoggio solo a coloro che si candidano responsabilmente al governo del territorio. In Provincia non c’è spazio solo per Lamberto Gestri o per i partiti che sembrano interessati a mantenere ruoli chiave a livello regionale e nazionale.
Smarcarsi al Centro con la mia candidatura a Presidente della Provincia deve dare la cifra della sfida e la serietà dell’impegno di questo partito nazionale per il territorio e per la società civile pratese da Vernio a Carmignano. Noi siamo fermamente impegnati a fondare il futuro assumendoci il rischio e la responsabilità del presente.
Il nostro programma compassato, lineare, essenziale per la brevità delle sue note mostrerà a tutti la profondità della nostra analisi e la serietà della nostra proposta per candidarci – io personalmente e tutta la mia squadra di consiglieri provinciali – alla guida di una delle province più importanti d’Italia.

Con ossequio
Francesco Querci candidato Presidente
Unione di Centro – Provincia di Prato



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Incontro con Magdi Cristian Allam (Udc)

Incontro del 16 aprile con M.C.Allam foto ALessandro Coppini

"Sogno un’Europa Cristiana Libera dove la dignità e la libertà della persona, i diritti e i doveri, il bene comune e l’interesse generale siano una certezza assoluta che consenta a ciascuno di noi di essere, a testa alta e con la schiena dritta, pienamente se stesso, padrone a casa propria"
Questo l'impegno assunto da Magdi Cristian Allam all'incontro organizzato dall'Udc, che ha particolarmente messo in evidenza le malattie ideologiche del nostro tempocome il buonismo il laicismo ed il relativismo etico, contro le quali il nostro Papa rimane un sicuro "pilastro di certezza" a difesa dei diritti inviolabili dell'uomo.

Riflessioni che ricondotte da un piano teorico ad un piano pratico, risultano di particolare attualità per chi intenda trasferirle su quelle che sono le criticità legate ai fenomeni dell'importante flusso migratorio che interessa il nostro territorio. Aspetti divenuti primari per il "buon amministratore" chiamato al recupero della propria tradizione e locale e dei valori universali della nostra identità ovvero verso quel processo di "caratterizzazione identitaria" ovvero del rafforza mento della nostra identità, senza il quale diventa arduo se non impossibile il dialogo costruttivo con chi è portatore di una propria cultura e storia e con una identità personale spesso più forte della nostra.
Ridare l'anima all'Europa è la battaglia del nostro vivere politico.

All'incontro hanno partecipato oltre ad Edoardo Chiozzi (TG3) ed al Segretario Mencattini UDC il candidato a Sindaco Cenni e alla Provincia Querci (Udc)

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Presidenza della Provincia: Querci

L’Udc rompe gli indugi e propone Franesco Querci quale proprio candidato alla presidenza della Provincia di Prato.

La decisione di procedere per linee autonome dell’Unione di Centro fa seguito ad una scelta di privilegiare ove possibile un rinnovamento dei quadri destinati a guidare la politica pratese dopo il 2009. Quasi sicuramente saranno altri giovani che guideranno la lista al comune di Prato che l’Udc proporrà per sostenere Roberto Cenni nella carica di Sindaco. Si fanno i nomi di Agnese Papi ed Antonio Longo a cui si affiancheranno altri giovani professionisti. Un passo indietro, quindi, della vecchia guardia - Enrico Mencattini, Franca Petrà e Roberto Caverni - a cui rimangono i rapporti con gli altri schieramenti e la politica nazionale proprio a sottolineare il rinnovamento nella continuità della presenza dei dirigenti.

Enrico Mencattini

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Dl sicurezza: CLAMOROSO A MONTECITORIO. Governo battuto

A voto segreti parte della PDL vota contro i provvedumenti della Lega

Il Dl sicurezza perde alcuni pezzi qualificanti e la Lega mostra tutta la sua ira per quello che definisce un "tradimento" da parte della maggioranza. Il decreto viene approvato, ma senza ronde e prolungamento della permanenza dei clandestini nei Cie. I voti a favore sono stati 397 a fronte di soli 6 no. I deputati presenti erano 405 e i votanti sono stati 403 (due quindi gli astenuti). La maggioranza richiesta era di 202. Il provvedimento passa ora al Senato per l'approvazione definitiva.

LA RUSSA: ANDRO' DA BERLUSCONI A SPIEGARE. "Andrò pirma io da Berlusconi a dire che il Senato deve assolutamente rimediare a costo di lavorare a ritmi ancor piu' serrati. Non puo' vincere chi nel segreto dell'urna ha votato un emendamento che non appartiene alla linea del Pdl". Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, esce dall'aula di Montecitorio per spiegare che il voto dei 12 o più franchi tiratori attribuiti al Popolo della libertà non è nel merito del provvedimento. "Sono altri i motivi. Si tratta di 12 motivi diversi e non per una contrarietà politica. Nessuno - dice il ministro della Difesa - ha mai pensato che la norma non fosse importante, ma come non credo che sia un autogol da parte della Lega, non bisogna nemmeno pensare che sia stato un voto nel merito".

CLAMOROSO A MONTECITORIO. Governo battuto. A scrutinio segreto una parte del Pdl vota con l'opposizione e fa bocciare l'emendamento Maroni sull'allungamento della permanenza dei clandestini nei centri di espulsione. Furiosa la Lega che abbandona l'Aula. E' il primo vero strappo nella maggioranza...

IL VOTO. L'aula della Camera boccia l'articolo 5 che prevede un allungamento dei tempi di permanenza nei centri di accoglienza per immigrati fino a sei mesi in attesa dell'espulsione. La Camera ha votato a scrutinio segreto (su richiesta dei gruppi di opposizione) alcuni emendamenti, tra cui uno presentato da Franceschini e Soro e uno dagli Udc Vietti e Rao, interamente soppressivi dell'articolo 5 sui Cie. L'aula si è espressa con 232 sì e 226 no.

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"Abbiamo detto NO ad un Federalismo FASULLO"


SIAMO FEDERALISTI
L'UDC vuole un federalismo vero, che garantisce da una parte l'unità della Repubblica e la solidarietà nazionale, dall'altra l'autonomia, il decentramento e la responsabilità dei diversi livelli di governo in base al principio di sussidiarietà.
La maggioranza vende un finto federalismo fiscale che non serve a contenere e a razionalizzare la spesa pubblica, divide e discrimina.

UN ERRORE DI METODO
Occorre prima definire con chiarezza "chi fa cosa, come deve essere fatto e quanto costa farlo". E' infatti possibile immaginare un nuovo modello di finanziamento di regioni ed enti locali, come previsto dal governo, senza aver prima fissato le competenze dello Stato, delle Regioni (comprese quelle a statuto speciale), delle province (ma non dovevano essere soppresse!?), delle città metropolitane e dei comuni?
Sarebbe stato doveroso far precedere l'esame del federalismo fiscale dalla approvazione della Carta delle Autonomie: la mancata definizione del quadro istituzionale impedisce di stabilire quali siano le funzioni amministrative assegnate ai diversi livelli di governo e, quindi, rende pressoché impossibile definire il relativo finanziamento.

FUNZIONI DECENTRATE
E' Necessario individuare precisamente quali siano le funzioni fondamentali degli enti locali, quali i livelli essenziali delle prestazioni per le regioni, quali le altre funzioni, da cui conseguono le diverse modalità di finanziamento ed il meccanismo della perequazione.

IL MIRACOLO DEL COSTO STANDARD
Siamo d'accordo sull'abbandono del criterio della spesa storica per finanziare gli enti locali e sulla sostituzione con il costo standard. Il provvedimento, però, NON indica quali siano i parametri per ricavarlo, come rendere omogenei i bilanci degli enti locali, come valutare le attività esternizzate.
Lo sbandierato abbandono della "finanza derivata" ripropone in realtà uno schema per cui tutti i tributi transitano comunque dal centro prima di far ritorno in periferia. L'autonomia di entrata e di spesa enfatizzata dal provvedimento rischia, infatti di essere compromessa dall'impiego delle compartecipazioni anziché delle quote e aliquote riservate sulla base imponibile dei tributi erariali, il che accresce e non diminuisce il potere dello Stato.

NON ESISTE FEDERALISMO A COSTO ZERO
Nonostante una clausola che dice che il federalismi fiscale non avrà ricadute sui saldi di finanza pubblica, in realtà nessuno, a cominciare dal Ministro dell'economia e delle finanze, sa quantificare gli eventuali costi del provvedimento.
Quello che è certo è che finanziare funzioni amministrative senza prima averle individuate e quindi senza sapere quanto costano, produrrà un aumento dei centri di spesa e della pressione fiscale.Si attribuisce, inoltre, alle Regioni e agli enti locali il patrimonio immobiliare statale, dimenticando di averlo già ipotecato a garanzia del debito pubblico che, viceversa, rimarrà tutto a carico dello Stato.

IL PARLAMENTO SPOGLIATO

La riforma si fa con una delega al Governo che taglia fuori il Parlamento dalla cabina di regia dell'attuazione della riforma. Parlamento, Conferenza Stato e Autonomie continuano a viaggiare su corsie separate.
Si propone un congegno ad "alta complessità istituzionale" (come lo ha definito il Ministro Tremonti): 12 tributi in gioco, 5 soggetti istituzionale per l'attuazione, 2 fondi di solidarietà previsti dalla Costituzione, 29 principi e criteri direttivi generali e circa 90 specifici, 18 decreti delegati (ipotizzabili) al netto delle modifiche ed integrazioni. Tutto ciò senza una Camera delle Regioni che regga i fini dei calcoli delle perequazioni, che controlli la tenuta finanziaria dei nuovi equilibri contabili e districhi la matassa delle funzioni.

DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI
Secondo la Costituzione deve essere garantito il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni.
Per i territori con minore capacità fiscale per abitante, il medesimo articolo ha previsto l'istituzione da parte dello Stato di un fondo perequativo.
La perequazione assolve ad un essenziale ruolo di bilanciamento della disponibilità di risorse economiche per il finanziamento delle funzioni fondamentali delle autonomie territoriali e locali, e per assicurare ovunque i livelli essenziali delle prestazioni.
Prevedere, come fa la riforma, una competenza regionale nella definizione ed erogazione delle risorse per la perequazione rischia di creare nuovi squilibri territoriali.

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Speciale "Vento di Centro" ROMA 3-4 aprile

VERSO IL PARTITO DELLA NAZIONE
"SIAMO NOI L'ALTERNATIVA VERA"

Vai all'intervento di CASINI
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Vai all'intervento di CESA (clicca qui)

GUARDA TUTTI GLI INTERVENTI (clicca qui)

Il Video rassuntivo:


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ROBERTO CENNI al Palca Mart. 07/04/09

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Savino Pezzotta a Prato - LUNEDI 6/04/09

Alle ore 16,00 incontrerà l'Unione Industriale Pratese


Alle 18,00 partecipera alla presentazione del libro di Barucci a palazzo Novellucci, "l"Economia, i Cattolici, il Mercato", l'incontro è aperto a tutti ed organizzato dal CCS.

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Schema di una Legge he funziona ("legge40" Fecondazione Assistita)

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