Finanziaria regionale e Prato: Incontro con le categorie (UDC)

Confronto con gli amministratori e con le categorie
Palazzo Vestri (Provincia di Prato) 13/12/2010.

I tagli e la gestione dei fondi a disposizione con la centralizzazione delle risorse rischiano di aggravare il peso del nostro territorio.

L'esame della finanziaria, nei suoi aspetti legati alla realtà territoriale pratese, ha evidenziato dubbi e perplessità nel coniugare l'esigenza di svluppo economico e di frenare una crisi sempre più evidente anche nel sistema Toscana.

Finite le sicurezze di cui la sinistra si era fatta portatrice fino a poco tempo fa, di una Toscana ridente e bene amministrata, si evidenzia una crisi con una delicata fasedelle scelte. Al minor flusso di denaro da Roma, fanno eco le priorità imposte dal Governatore della Toscana nell'individuazione dei comparti da salvaguardare e quelli da penalizzare. Ne escono pressochè immutati i conferimenti per la sanità, che assorbono l'80% del bilancio della Regione, che secondo Rossi, evidentemente, sarebbee sente da sprechi (possibile?!): un premio per chi insomma sino ad ieri ne era infallibile assessore, oggi presidente regionale.

Si colpisce in modo duro il sociale: si taglia dalla regione di altre € 400.000,00 – riporta la notizia l'assessore pratese Mondanelli – ma fortunatamente è notizia di oggi che il Governo ne ha stanziati 600.000,00.

Si riducono in modo consistente i conferimenti per il trasporto pubblico con la conseguente messa in crisi di un sistema della mobilità pubblica che - come ha riportato nella sua dettagliata relazione il Direttore della CAP Alberto Banci – mette in crisi un'azione congiunta azienda-provincia-comune, che aveva portato a raddoppiare gli utenti del servizio negli ultimi 5 anni. Un indebolimento delle aziende private costrette, fra l'altro, a reinventarsi a causa della volontà di Rossi di creare un gestore unico dei trasporti della Toscana; decisione che lascia perplessi anche per il concreto rischio che il servizio pratese (per l'appalto unico regionale) possa addirittura cancellare la realtà locale, oggi un'eccellenza in regione e ciòa favore di multinazionali straniere). La cooperativa, ha aggiunto Banci, non intende mollare e a riprova intende portare avanti sia il progetto della nuova sede dei deposito presso il casello autostradale in sostituzione di quello attuale, sia dell'acquisizione di parte della LAZZI.

Si sopprimono le Agenzie Per il Turismo Provinciali, facendo così venire meno – sottolinea Nardini Presidente della Confcommercio – quella minima garanzia di disponibilità economica da spendere sul territorio pratese, con riflessi positivi per il settore da lui rappresentato, mentre si crea un sistema centralizzato regionale tutto da ristudiare.

Aspetti tutti – dice Bellandi Segretario CISL – che aprono fronti di crisi ulteriori nel mercato del lavoro, dai potenziali contenziosi riguardo alle APT, agli esuberi della CAP, ponendo l'accento sulla necessità alla base di una riforma fiscale idonea a recuperare il somero e premiare chi produce ed investe nella legalità.

Il Presidente del Consiglio Maurizio Bettazzi, ha caretterizzato il proprio saluto nel riportare le posizioni in ANCI e UPI,

Il Sindaco di Prato Cenni, ha evidenziato come la politica regionale, anche nella gestione dei bandi sul territorio, sia miope adottando criteri astratti ben lontani dalla valutazione delle concrete necessità del territorio e incapace di contrastare gli eventi eccezionali delle singole realtà: criteri spesso legati ai numeri dei residenti anziché collegate alle diverse esigenze di quelli. Ne esce una grave sottovalutazione a livello regionale di Prato, terzo comune dell'Italia Centrale dopo Roma e Firenze, troppo spesso avvallata dagli ex amministratori locali pratesi.

All'acceso dibitatto, introdotto dal Capogruppo in Provincia Francesco Querci, specie per gli aspetti più collegati alle politiche provinciali interessate dalla finanziaria (trasporto pubblico, acqua e rifiuti, ATP) è seguita una relazione di Giovanni Bambagioni e un appello del segretario regionale UDC, Lorenzo Zirri, rivolto al Sindaco, affinchè Prato diventi esempio di buon governo del territorio, ovvero concreto esempio della validità dell'alternanza al governo nelle amministrazioni locali. Ha concluso Enrico Mencattini, presidente UDC.

Nella sostanza, oggi, esaminate le scelte di dove tagliare da parte del Governatore, dobbiamo ad ogni levello, comunale, provinciale, ma anche da parte delle singole categorie e delle aziende che operano sul territorio, alzare l'attenzione sulla gestione dei fondi a disposizione della Regione per evitare l'isolamento. La crisi, occasione di rinascita, ma anche di serrato confronto. Essenziale la difesa di Prato, delle garazie sociali e di sviluppo economico del nostro territorio.

Francesco Querci (capogruppo udc Provincia)

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Finanziaria Regionale e Prato (Udc Prato) 13\12\2010

Il Gruppo Provinciale con il Gruppo Comunale UDC, organizzano un incontro a Palazzo Vestri al quale, alla presenza fra gli altri del Sindaco Cenni, affronteranno la finanziaria regionale ed i suoi riflessi su Prato.


Il 13/12/2010 ore 20,00 presso Palazzo Vestri (Piazza Duomo di Prato).

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ON. SANTOLINI a PRATO per QUOZIENTE FAMILIARE

QUOZIENTE FAMILIARE E AMMINISTRAZIONI LOCALI

GIOVEDI 25 NOVEMBRE 2010 ORE 21,00

SALA OVALE, PROVINCIA DI PRATO,
PALAZZO BANCI BONAMICI, VIA RICASOLI 25, PRATO












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Caso Permesopoli approdato in Cinsiglio

Seguire una politica per l'integrazione o per una convivenza segnata da rispetto reciproco, non significa ricercare incondizionata referenti e avanzare a tappe forzate occasioni di scambio, nel tentativo di mettere in pratica ciò che invece deve essere accuratamente verificato e contestualizzato.

La Provincia, purtroppo, con il suo ex assessore prima e con il consigliere oggi, ha dimostrato quantomeno spregiudicatezza nella scelta dei propri referenti sul territorio e superficialità nella gestione di un fenomeno che non pare evidentemente in grado di gestire.
Una scelta di contatti con la comunità cinese,che nella migliore delle ipotese è da ritenersi avventata, una voglia di contatti condivisa da pochi soggetti di quella comunità ispirata da interessi personali; i più di quella comunità restano invero avari di segnali d'integrazione nei nostri confronti.
Le Istituzioni devono cercare di fare meglio, molto meglio e oggi sono chiamate a chiarire quali sono stati i criteri adottati in concreto per la scelta dei vari interlocutori e quali saranno domani i presupposti sui quali la Provincia vorrà operare.
Vogliamo trasparenza, chiarezza e responsabilità.
(presentata sul tema domanda di attualità in Provincia)
Francesco Querci
(Capogruppo UDC in Provincia)

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CENTRO STORICO: il momento delle scelte...28/10/10

Comitati, Sanesi per Piazza Mercatale e Fedi per il Cordinamento Comitati incontrano Borchi (vicesindaco) e Caverni (assessore) per valutare assieme all'Architetto Pasquetti(protagonista di progetti di riqualificazione nel recente passato) le scelte, possibili e non solo, per il nostro centro cittadino.
Inteverranno anche esponenti dell'UDC che ha promosso l'incontro.
Sbolgi (vicepresid. circoscriz. centro), Querci (coord. comunale Prato).
Modera Longo (capogruppo in Comune) e conclude Bambagioni (coord. prov.).

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Carmignano, allarme “ecomostro” ad Artimino: Querci si appella alla Provincia: “Fermate lo scempio

DA NOTIZIE DI PRATO

Approda in Provincia la questione del nuovo Centro Didattico Polifunzionale del Sistema Museale Etrusco di Carmignano che sta sorgendo nell’ex scuola d’Artimino. Una struttura di tre piani, realizzata vicino alla storica Pieva di San Leonardo, che ha suscitato molte perplessità tra gli abtanti e tra gli amanti dell’incantevole paesaggio della zona. Al punto che da più parti di parla di “ecomostro”. A sollevare la questione, con una interrogazione al presidente Lamberto Gestri, è il capogruppo dell’Udc Francesco Querci che ricorda come già il consiglio comunale di Carmignano si sia occupato del tema, “specie in virtù dei dubbi procedurali che hanno portato ai lavori e specialmente ad un innaturale innalzamento dell’edificio, che contrasta con il pesaggio storico e collinare circostante”. Quello che viene contestato, infatti, è il progetto che prevede la realizzazione di un edificio a tre piani dove prima sorgeva un immobile molto più basso.

“Di fronte al pericolo di deturpare uno degli scorci più belli del nostro territorio – dice Querci - la Provincia nonostante le proprie competenze volte alla tutela del paesaggio e delle aree turistiche, sembra stare a guardare gli effetti devastanti della costruzione. Eppure il Piano territoriale (Ptc) della Provincia colloca l’edificio all’interno di un area segnalata come “valori estetici percettivi del territorio rurale collinare”, nonchè all’interno di un area naturale protetta locale e soprattutto si trova è all’interno di “politiche di Tutela attiva”, a ridosso di due “Areali di Tutela statutaria” e ne impedisce la storicizzata reciproca introspezione visiva (chiesa/mura). La Provincia, a nostro parere, deve intervenire bloccando immediatamente i lavori e la realizzazione di un’opera che, fra l’altro, non pare avere nessuno dei requisiti richiesti dal PTC provinciale”.

In Consiglio sono state riunite due interrogazione sul tema, Querci UDC e Attucci PDL, che ne presenteranno una congiunta, in discussione al prossimo Consiglio

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L’INTERVENTO/Querci e Bambagioni (Udc): “A Prato mancano 30 milioni di euro in trasferimenti per la sanità. Rossi passi dalle parole ai fatti”

notiziediprato

Sapere che il presidente della Regione Rossi sia così attento alla città di Prato fa enormente piacere.
Ma dopo le parole servono i fatti. La nostra provincia riceve di trasferimenti di competenza regionale per la sanità 1.523,78 euro per ogni residente su 226.202 abitanti ufficiali e, in base a questo calcolo è la terza provincia in Toscana. Su molti documenti della Regione Toscana e recentemente anche durante l’audizione del direttore Cravedi nella Commissione Sanità della Regione Toscana è stato chiaramente certificato che resiedono in provincia almeno 20mila persone in più. Noi pensiamo siano di più di 20.000 ma se anche accettassimo quel dato i calcoli andrebbero riparametrizzati su 246.000 residenti.
Allora caro presidente Rossi a Prato mancano 30 milioni l’anno di trasferimenti sanitari di competenza regionale. Quando si pensa di rimuovere questa condizione? Quando si comincerà a chiederà scusa alla nostra provincia per la costante sottovaluzione subita dai vari livelli Istituzionali a partire dalla Regione Toscana per arrivare al governo centrale? I cittadini pratesi, le forze politiche e sindacali, i parlamentari dovrebbero accorgersi e ribellarsi al fatto che la nostra città sia largamente la peggio considerata delle provincie toscane e sia, di fatto la cenerentola fra le importanti realtà della nostra nazione.

Giovanni Bambagioni

Coordinatore Prov. Udc

Francesco Querci
Capogruppo Provincia Udc

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Querci (Udc): «Legge 40, il solo punto fermo a tutela dei diritto del nascituro e della donna».

Querci (Udc): «Legge 40, il solo punto fermo a tutela dei diritto del nascituro e della donna».

Prato, 8 ottobre 2010 - «L'attuale dibattito sulla Legge 40 accende nuovamente i riflettori sulla regolamentazione della procreazione assistita. Si tratta di decidere in pratica se debba esistere una legge che regoli compiutamente la materia, oppure se si debba ritornare in una situazione di completo vuoto normativo su un tema così delicato come quello della procrezione. I continui attacchi alla Legge evidenziano il tentativo, neppure celato, di rendere vuota la norma. Una norma che è invero stato il frutto di un ampio dibattito parlamentare e non solo per oltre dieci anni ed è stata poi approvata con una larga maggioranza.
Nella sostanza e specialmente riguardo all'attuale rinvio alla Corte Costituzionale da parte del Tribunale di Firenze circa il divieto di fecondazione eterologa (divieto dunque di ricorrere ad embrioni donati da terzi estranei alla coppia), dobbiamo essenzialmente capire se è accettabile la visione culturale che spezza il legame fra la relazione coniugale e la fecondazione. Se esiste, poi, un presunto diritto alla procreazione "ad ogni costo" o se la nostra attenzione debba prevalentemente essere concentrata sugli interessi del figlio e del legame dei due genitori.
E' oramai noto che molti studi di ricerca hanno volto i loro maggiori sforzi, delle menti ed economici, soprattutto nella direzione della procreazione assistita, eterologa, tralasciando purtroppo la ricerca circa le cause della sterilità e quindi della relativa cura, allontanando così l'attenzione (e gli investimenti) dall'esame delle cause a quella degli effetti; un modo di procedere anche scientificamente sbagliato, ma sicuramente economicamente più redditizio, che verrebbe favorito dalla menomazione della Legge 40, ovvero dalla deregolamentazione della materia.
In occasione della difesa della Legge 40, dall'attacco referendario (miseramente fallito) dei suoi oppositori, è già stata presa una chiara posizione in difesa della Legge e sarà mia e nostra intenzione ripetere il nostro impegno a favore di una legge che, seppur migliorabile, costituisce oggi il solo punto fermo per tutela dei diritto del nascituro e della donna, così come del resto è stato evidenziato da una recente relazione Ministero della Salute, che ha esaminato gli effetti dell'applicazione della legge in questi anni.
A novembre verrà organizzato un convegno sul tema con l'On. Santolini e l'On. Binetti, da sempre impegnate socialmente e politicamente per la difesa della famiglia e della vita, per un approfondimento tematico».
(*) Consigliere Udc alla Provincia di Prato

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trasferimenti statali: UDC Prato per l'unità d'intenti

Fa piacere verificare come anche i consiglieri PD Calussi, Colzi e Vannucci abbiano aderito alla nostra proposta per cercare di portare Prato allo stesso livello di trasferimenti statali delle altre province toscane. Questa può diventare una battaglia di tutta la città unita per rimediare a più decenni di grave ingiustizia. La nostra classe dirigente dovrebbe far comprendere a tutti i livelli istituzionali, regionali e nazionali, che Prato è il terzo comune dell’Italia centrale. I 25 milioni di ulteriori risorse per gli ammortizzatori sociali sono stati un grande risultato, ora dobbiamo rendere permanente il nostro livello di risorse.

Giovanni Bambagioni
Coordinatore Prov. UDC - Partito della Nazione

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Una battaglia per rimuovere una grave ingiustizia

Solo chi è accecato da pregiudizio ideologico non riconosce i meriti del Governo e dei nostri parlamentari per aver ottenuto l' intervento straordinario di 25 MLN a vantaggio dei nostri concittadini in crisi di lavoro. Lo stanziamento rimane comunque a carattere di una tantum irripetibile.
I dati pubblicati di recente sulla misura dei trasferimenti statali annuali alla nostra città sono viceversa inaccettabili.
Prato riceve ogni anno 343 euro per abitante. Livorno 373; Pistoia 380; Siena 409; Lucca 423, Pisa 453, Massa 513; infine Firenze con 555!
Perchè?
Con il livello di trasferimento di Lucca noi otterremo un aumento di risorse trasferite di E. 19 MLN; di oltre 24 MLN nel caso di Pisa; di ben 33 MLN nel caso di Firenze. E sopratutto non con carattere di una tantum.
Consideriamo che oltre ai cittadini residenti ufficiali, Prato ha, come ben sappiamo, qualche abitante in più.
Per decenni la nostra città ha ovviato con la piena occupazione e la forza economica a questa particolare iniquità ma adesso non possiamo più permetterci che, utilizzato il finanziamento straordinario di 25MLN, ci si trovi ad abbandonare nostri concittadini sfortunati sul lavoro e privi di ogni tutela successiva.
Noi pensiamo che Prato abbia la forza, se supportata da un grande spirito unitario, di rimuovere l' ingiustizia, profonda e inescusabile, di questa carenza di risorse.
Tutti dovrebbero sentirsi in dovere di contribuire a riportare la nostra comunità almeno sul livello degli altri capoluoghi di provincia toscani. Si apra una forte battaglia, a tutti i livelli decisionali. Prato è il terzo comune dell' Italia centrale e vige l'obbligo, per la sua classe dirigente, di farselo riconoscere in tutte le sedi. Dotiamo questa Giunta e il Sindaco Cenni delle risorse di cui godono altri, certamente non più virtuosi di noi e lavoriamo per il bene comune della nostra amatissima città.
Giovanni Bambagioni
(Coordinatore Prov. UDC) Antonio Longo (Capogruppo Comune Prato UDC)

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“Coprifuoco” a Chinatown, Querci contro Lorusso: “In gioco non c’è la libertà di mercato e la concorrenza ma la salute pubblica”


da NOTIZIEDIPRATO

Francesco Querci

Non è piaciuta in casa Udc la presa di distanza dell’esponente “finiano” Federico Lorusso rispetto all’ordinanza che il Comune intende adottare per obbligare i locali del Macrolotto Zero a chiudere entro mezzanotte. In un’intervista rilasciata a Notizie di Prato il consigliere comunale, ormai quasi ex Pdl, si era augurato una retromarcia di sindaco e assessore Caverni proprio su quel provvedimento. E la cosa viene ora stigmatizzata da Francesco Querci, segretario comunale dell’Udc: “Il consigliere Lorusso - scrive Querci - ben sa che uno dei motivi per cui il sindaco Cenni e la propria giunta hanno vinto le elezioni, corrispondeva ad un’effettiva esigenza di “fare”, di prendere delle decisioni, a causa di un lassismo, che la paura di pestare i piedi a quello o quell’altro, ha lasciato la città in mano agli avvenimenti. Chinatown è l’emblema più forte di quella situazione, di cui le vittime principali sono proprio quei residenti, cittadini italiani e cinesi, che si sono ritrovati intrappolati in una situazione surreale. Forse il consigliere Lorusso dovrebbe capitare da quelle parti per rendersene conto che esiste un’emergenza”.
“Quello in gioco - prosegue l’esponente centrista - non è la libertà di mercato e di concorrenza, ma quello di salute di chi vive in quell’area, che inevitabilmente necessita di interventi mirati, come quello coraggiosamente assunto dalla giunta. Capisco la volontà di essere parte del dibattito cittadino, ma non confondiamo - in modo disarmante - le diverse criticità fra Chinatown e piazza Mercatale, per la quale, come ben dovrebbe sapere, sono allo studio altrettanti e diversi progetti per la sua riquallificazione, che in realtà è già partita con la rimozione del mercato delle bancherelle”

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Il Gruppo provinciale Udc non condivide la scelta di Gestri.

Prato, 9 settembre 2010 - «Il ruolo istituzionale di rappresentante di tutta la comunità lo obbligava ad essere presente a fianco della ciittà, soprassedendo a contrasti di natura politica che ben potevano trovare sfogo in altre sedi ed in differente momento, senza recare così danno ad una manifestazione radicata in otto secoli di storia, alla cui tradizione resta ancorata l'immagine della nostra città.
Nel merito, si aggiunge, l'integrazione parte non solo dal reciproco rispeetto fra ospite e ospitante, ma anche dalla consapevolezza dell'unità e condivisione della comunità ospitante, nel caso quella pratese. La politica ha il compito fondamentale , dunque, di creare quei ponti di dialogo al suo interno e non portare all'estremo scontro scelte non condivise.
Il Corteggio è festa di campanile, del comune di Prato e la Provincia riveste un ruolo indiretto: questo doveva correttamente indurla a portre, se vogliamo, un elemento di riflessione sul tema della partecipazione della comunità cinese e non certo un elemento di disgregazione e di rottura, aggravato dalla scelta di non presenziare.
Una partecipazione, quella cinese, al Corteggio comunque ritenuta non necessaria per una manifestazione dal sapore tipicamente pratese, alla quale le comunità estere potevano trovare un ruolo diverso e altrettanto coinvolgente, ma di minore impatto sulla pubblica opinione e sulla tipicità della sfilata.
(*) Capogruppo Udc al Consiglio Provinciale di Prato

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La disfida del Corteggio/Il centrodestra accusa Gestri: “La sua è stata una mancanza di rispetto per la città e per l altre istituzioni”

da NOTIZIEDIPRATO

Non si è affatto rasserenato il clima politico cittadino il giorno dopo il Corteggio con le polemiche legate prima alla decisione della Provincia di far sfilare dietro il proprio Gonfalone i rappresentanti delle comunità di immigrati, con conseguente parere contrario da parte del Comune, e poi con la scelta del presidente Gestri e dell’intera giunta provinciale di non sfilare nel Corteggio. Da una parte e dall’altra adesso si rinfacciano le accuse di aver rischiato di rovinare la festa dei pratesi. Il centrodestra accusa senza mezzi termini Gestri di ingerenza in una manifestazione da sempre organizzata dal Comune e di aver voluto fare per ragioni meramente politiche un doppio sgarbo istituzionale. Il gruppo provinciale del Pdl ha dichiarato al proposito che chiederà conto a Gestri con una domanda di attualità del suo comportamento e “come intenda provvedere allo sgarbo istituzionale verso il sindaco di Prato e soprattutto verso il prefetto”. “La partecipazione - si legge in una nota del Pdl - di cittadini stranieri e di qualunque provenienza estera agli eventi collegati alla Festa della Madonna della Fiera è da sempre stata libera e benvenuta, oltre che naturalmente numerosa. Chiediamo quindi in base a quale ragionamento il presidente della Provincia abbia ritenuto non solo di proporre, ma di spingersi fino alle estreme conseguenze che segnano evidentemente un precedente nei rapporti tra istituzioni. Se il presidente della Provincia e i suoi assessori, anzichè giocare a nascondino tra le vie del centro, avessero sfilato dietro il Gonfalone della Provincia, avrebbero semplicemente fatto il loro dovere di rappresentare l’interezza della comunità pratese, senza inutili distinguo frutto di valutazioni puramente ideologiche e di parte”.


Concetti che tornano in quanto afferma Francesco Querci, capogruppo Udc in Provincia: “Il ruolo istituzionale di rappresentante di tutta la comunità di Gestri lo obbligava ad essere presente a fianco della città, soprassedendo a contrasti di natura politica che ben potevano trovare sfogo in altre sedi ed in differente momento, senza recare così danno ad una manifestazione radicata in otto secoli di storia, alla cui tradizione resta ancorata l’immagine della nostra città. Il Corteggio è festa di campanile, del comune di Prato e la Provincia riveste un ruolo indiretto: questo doveva correttamente indurla a portare, se vogliamo, un elemento di riflessione sul tema della partecipazione della comunità cinese e non certo un elemento di disgregazione e di rottura, aggravato dalla scelta di non presenziare”.

Molto più peso l’affondo di Riccardo Mazzoni, coordinatore provinciale del Pdl: “La decisione del presidente della Provincia Gestri di disertare il Corteggio storico è insieme una mancanza di rispetto nei confronti della mediazione del prefetto e uno schiaffo alla cittadinanza pratese. Una conferma della totale mancanza di senso delle istituzioni di chi vuol piegare tutto, anche le tradizioni più antiche, ai propri interessi politici”. Mentre Leonardo Soldi, segretario comunale della Lega Nord, ribadisce come l’organizzazione del Corteggio storico spetti al Comune: “La Provincia - afferma Soldi - dovrebbe guardare alle cose di sua competenza, come per esempio tentare di reinserire nel mondo del lavoro le migliaia di cassaintegrati e di lavoratori in mobilità e di trovare un’occupazione per coloro che sono nelle liste di collocamento, invece di pensare esclusivamente agli stranieri”.

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OK alla mozione QUERCI (UDC) su giardino Bonamici

lunedì 28 giugno 2010

Giardino Bonamici: ok alle richieste di Querci (Udc)

Il giardino Buonamici sede di eventi nelle serate di luglio: ok della Provincia alla richiesta di Querci

Passa all'unanimità la mozione presentata da Querci (UDC) in Provincia per l'apertura permanente del giradini Bonamici alla città.
La posizione e l'importanza del giardino e del palazzo Bonamici, quale contributo essenziale per la valorizzazione del centro storico!.



vai all'articolo:Il giardino Buonamici sede di eventi nelle serate di luglio: ok della Provincia alla richiesta di Querci

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MOZIONE VOTO DI PREFERENZA PASSA

L'UDC in Provincia incassa un ottimo risultato.

MOZIONE Querci per la reintroduzione del VOTO di Preferenza passa a larga maggioranza. Effetti collaterali: PDL si divide.

A PRATO, quindi, si da il segnale verso la riforma della Legge regionale a liste bloccate e senza preferenza che trasferiva il potere esclusivamente alle segreterie regionali e romane.
Si torna verso i cittadini!!!!

da Notizie di Prato
Il consiglio provinciale approva una mozione per chiedere alla Regione di riformare la legge elettorale ed il Pdl va in frantumi. È successo nella seduta di ieri pomeriggio, quando l’assemblea ha esaminato il testo formulato dal consigliere dell’Udc, Francesco Querci che si aggancia alle dichiarazioni del neopresidente della Regione Toscana favorevoli ad una reintroduzione del voto di preferenza. “Le elezioni regionali hanno attestato, infatti, una lontanza fra gli elettori ed i partiti, pertanto, è necessario avviare fin dall’ente provincia un percorso per migliorare la politica” ha motivato Querci nel corso del dibattito, trovando una facile sponda nella maggioranza. In primis il capogruppo del Partito Democratico, Fabio Rossi: “Una delle cose brutte delle ultime regionali è stata la bassa partecipazione degli elettori, dovuta alla mancanza del voto alla persona. La mozione coglie in pieno questa necessità ed è giusto che anche a livello territoriale arrivi un’indicazione precisa”. Sulla stessa linea, anche se con tesi più articolate, l’Italia dei Valori con Luca Mori: “Indubbiamente il voto di preferenza contribuirebbe a creare una democrazia più civile, ma bisogna puntare anche su un’opera di semplificazione e di riduzione dei rappresentanti pensando magari ad un sistema elettorale di tipo uninominale”. Nettamente contraria, invece, la capopattuglia dei consiglieri del Pdl, Cristina Attucci: “La discussione sarebbe dovuta finire in commissione, perché con questa modalità è assolutamente strumentale e limitata ad una questione banale. Bisogna tener conto ad esempio che il voto di preferenza è espresso soltanto da appena il 10% degli elettori. Sono molto sorpresa - ha aggiunto in tono polemico - dalla posizione del Partito Democratico che ha sventolato in campagna elettorale le primarie come la forma più alta di democrazia dopo aver votato la legge elettorale, forse esprime troppe posizioni”. Immediata la difesa di Rossi: “Noi quanto meno abbiamo fatto selezionare i candidati ai cittadini, quindi, sulla democrazia non possiamo prendere lezioni dal Pdl”.
A sorpresa, in favore della mozione si sono schierati i consiglieri del Popolo della Libertà, Francesco Mugnaioni e Matteo Cocci: “Si tratta di una mozione cara alla nostra storia di esponenti di Alleanza Nazionale visto che sulle preferenze abbiamo raccolto migliaia di firme. Ripristinarle vuol dire riportare almeno i politici a far politica in piazza” hanno così spiegato il loro voto. Inutile il tentativo di mediazione approntato da Querci, che ha aperto nel testo della mozione oltre al ripristino del voto di preferenza a modifiche del sistema elettorale tali da riportare agli elettori la scelta dei consiglieri. Ma si è trattato di un tentativo vano, il Pdl prima ha chiesto la sospensione della mozione e subito dopo è andato in ordine sparso sulla votazione, riproponendo una volta di più sul sistema elettorale la linea di frattura fra gli ex Forza Italia e gli ex Alleanza Nazionale.

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Sono parole di Alcide De Gasperi

“Voi costituite bensì un Partito, cioè una parte della Nazione, ma questa parte non è accampata nella Nazione per dominarla o per dividerla, ma è collocata in mezzo ad essa per servirla e precisamente per servirla secondo i criteri di convivenza, i quali prima che dalla Costituzione scritta, derivano dalle esigenze del nostro regime libero, dalla necessità primordiale di difendere all'interno le pubbliche libertà, sul binario della morale e della giustizia sociale; e di tener alto all'estero l'onore dell'Italia e di proteggerne gli interessi. Ecco che più che come parte, voi sentite la responsabilità di agire come centro, come il nucleo più solido di una democrazia, distinta in vari autonomi settori, ma uniti tutti nell'impegno, di consolidarla e garantirla nei suoi sviluppi a venire”.

Sono parole di Alcide De Gasperi

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Con l'Assessore Taiti per parlare di "rifiuti"

Il Gruppo Provinciale, con la segreteria UDC di Prato, vi invita ad un incontro con l'assessore del comune di Montale., avvocato Lisa Taiti, per parlare dell'impianto di smaltimento di Montale, il quale condiziona le politiche provinciali sullo smaltimento dei rifiuti della Piana ed è stato oggetto di non poche polemiche circa la sicurezza ambientale(fra l'altro la vicinanza con la Provincia di Prato obbliga la dovuta attenzione)
L'Assessore all'Ambiente Taiti prima di ricoprire tale incarico si è da sempre occupata in prima persona di tematiche relative all'ambiente, dimostrandosi particolarmente sensibile alle istanze dei cittadini.


Nella foto: Lisa Taiti
nata nel 1974 - Avvocato
Ruolo e competenze:
Assessore con funzioni relative a: Sviluppo Economico, Attività Produttive, Ecologia ed Ambiente.

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QUERC (UDC): Banca Locale, perchè no?

Istituto di Risparmio e di Credito al Cittadino e alle Imprese locali”

Non ritengo opportuno liquidare, magari banalizzandola, la proposta di una nuova banca locale, anzi ritengo debba essere approfondita e compresa, non fosse altro che l'U.D.C. nelle passate amministrative, aveva posto l'istituzione della banca locale fra le misure economico da realizzare a medio termine, definendola “Istituto di Risparmio e di Credito al Cittadino e alle Imprese locali” (chi vuole la può trovare su www.francescoquerci.it: interventi nel medio termine).
Un “Istituto di Risparmio e di Credito al Cittadino e alle Imprese locali il cui nome rende già bene le idea dei motivi principe che l'hanno ispirata: una banca locale seria e responsabile che esprima un saper fare banca determinato dall’accumulo di un patrimonio di conoscenze e competenze territoriali che non vengono così disperse.
E' evidente che le banche strutturate e consolidate - non locali per capirci – sono sempre più orientate ad indirizzare il risparmio locale verso i centri finanziari, attratte dalla maggiore stabilità delle economie più sviluppate, dai minori rischi sistemici e dalle migliori opportunità di diversificazione; le banche esterne per le loro politiche, debbono utilizzare altrove (parte) dei risparmi raccolti nelle regioni periferiche. Sul territorio i flussi di finanziamento diverrebbero, pertanto, più scarsi e soprattutto molto più volatili con ripercussioni negative sul credito erogato alle piccole imprese ,operanti nelle regioni periferiche che tenderebbe a restringersi a causa della minore disponibilità di informazioni per le banche esterne all’area e della più scarsa propensione delle grandi banche a operare con la clientela minore.
La piccola banca locale, dovrebbe essere dotata di una completa efficienza gestionale (come le sorelle maggiori), ma senza che questo vada a scapito della loro radicata efficienza territoriale, in quanto sarebbe l'istituzione maggiormente in grado di valutare le capacità e le prospettive di crescita delle piccole imprese locali, da cui per buona parte dipendono le possibilità di sviluppo delle economie locali.
Si parla tanto di federalismo in epoca di globalizzazione; non deve dunque scandalizzare che si invochi una banca che ponga “istituzionalmentte” l’attenzione ai territori, territori che si presentano come sistemi locali differenziati nelle configurazioni economiche e sociali e dove le banche concorrono con una pluralità di attori a determinarne lo sviluppo. Da questo punto di vista le banche assumono un ruolo istituzionale di agente locale di sviluppo: non l’unico agente, ma certo uno dei più rilevanti.
Ovvio, si parla adesso per lo più di congetture. Tutto deve essere verificato sul campo e soprattutto sarà necessaria una forte coesione sociale e politica che vada oltre le contrapposizioni aprioristiche di bandiera.
E' stata nel frattempo presentata una question time in Provincia per iniziare a capire su cosa poggiano le dichiarazione del Presidente Gestri.
Francesco Querci
Capogruppo Udc Provincia

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UDC: Rivogliamo il voto di preferenza!

(Mozione UDC in Provincia)
VOTO DI PREFERENZA

Ancora una volta il sistema di voto con liste bloccate e con elezione in ordine di lista ha consegnato ai vertici dei partiti il potere pressoché assoluto di predeterminare la scelta della classe dirigente, mortificando ed impedendo il diritto dei cittadini ad una partecipazione effettiva e alla possibilità di scelta diretta ed in tal modo ha contribuito all’allontanamento degli elettori dalla politica, aumentandone la disaffezione e così negando il valore della partecipazione democratica.
Prova ne sono i risultati delle recenti elezioni regionali che hanno maggiormente evidenziato il distacco della base elettorale dai partiti maggiormente rappresentativi, nonché un marcato e preoccupante allontanamento del corpo elettorale dalle urne. E' sin troppo evidente che la mancanza in Toscana del "voto di preferenza" sia concausa principale dell'attuale crisi dei cittadini nei confronti della politica.
Avendo preso nota che lo stesso il neo-eletto Presidente della Regione Toscana ha più volte dichiarato in campagna elettorale di essere favorevole alla reintroduzione del "voto di preferenza" per l'elezione del Consiglio Regionale, si chiede sin da subito che dalle parole si passi ai fatti con una Riforma di una pessima Legge Regionale approfittando dell'avvio della legislatura, scevra dai tipici condizionamenti delle leggi elettorali partorite in prossimità delle elezioni.
I cittadini chiedono il ripristino del voto di preferenza.
Restituiamo sostanza alla partecipazione democratica nella scelta dei loro rappresentanti in Consiglio Regionale.
La Provincia di Prato, tramite la mozione presentata dal Udc, è chiamata a fare la sua parte sollecitando tale provvedimento.
Francesco Querci
Capogruppo Udc Provincia di Prato

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Omelia di Benedetto XVI per la Veglia di Pasqua

ROMA, domenica, 4 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere questo sabato, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua.

* * *

Cari fratelli e sorelle,

un’antica leggenda giudaica tratta dal libro apocrifo "La vita di Adamo ed Eva" racconta che Adamo, nella sua ultima malattia, avrebbe mandato il figlio Set insieme con Eva nella regione del Paradiso a prendere l’olio della misericordia, per essere unto con questo e così guarito. Dopo tutto il pregare e il piangere dei due in cerca dell’albero della vita, appare l’Arcangelo Michele per dire loro che non avrebbero ottenuto l’olio dell’albero della misericordia e che Adamo sarebbe dovuto morire. In seguito, lettori cristiani hanno aggiunto a questa comunicazione dell’Arcangelo una parola di consolazione. L’Arcangelo avrebbe detto che dopo 5.500 anni sarebbe venuto l’amorevole Re Cristo, il Figlio di Dio, e avrebbe unto con l’olio della sua misericordia tutti coloro che avrebbero creduto in Lui. "L’olio della misericordia di eternità in eternità sarà dato a quanti dovranno rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo. Allora il Figlio di Dio ricco d’amore, Cristo, discenderà nelle profondità della terra e condurrà tuo padre nel Paradiso, presso l’albero della misericordia". In questa leggenda diventa visibile tutta l’afflizione dell’uomo di fronte al destino di malattia, dolore e morte che ci è stato imposto. Si rende evidente la resistenza che l’uomo oppone alla morte: da qualche parte – hanno ripetutamente pensato gli uomini – dovrebbe pur esserci l’erba medicinale contro la morte. Prima o poi dovrebbe essere possibile trovare il farmaco non soltanto contro questa o quella malattia, ma contro la vera fatalità – contro la morte. Dovrebbe, insomma, esistere la medicina dell’immortalità. Anche oggi gli uomini sono alla ricerca di tale sostanza curativa. Pure la scienza medica attuale cerca, anche se non proprio di escludere la morte, di eliminare tuttavia il maggior numero possibile delle sue cause, di rimandarla sempre di più; di procurare una vita sempre migliore e più lunga. Ma riflettiamo ancora un momento: come sarebbe veramente, se si riuscisse, magari non ad escludere totalmente la morte, ma a rimandarla indefinitamente, a raggiungere un’età di parecchie centinaia di anni? Sarebbe questa una cosa buona? L’umanità invecchierebbe in misura straordinaria, per la gioventù non ci sarebbe più posto. Si spegnerebbe la capacità dell’innovazione e una vita interminabile sarebbe non un paradiso, ma piuttosto una condanna. La vera erba medicinale contro la morte dovrebbe essere diversa. Non dovrebbe portare semplicemente un prolungamento indefinito di questa vita attuale. Dovrebbe trasformare la nostra vita dal di dentro. Dovrebbe creare in noi una vita nuova, veramente capace di eternità: dovrebbe trasformarci in modo tale da non finire con la morte, ma da iniziare solo con essa in pienezza. Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce.
A questo alcuni, forse molti risponderanno: il messaggio, certo, lo sento, però mi manca la fede. E anche chi vuole credere chiederà: ma è davvero così? Come dobbiamo immaginarcelo? Come si svolge questa trasformazione della vecchia vita, così che si formi in essa la vita nuova che non conosce la morte? Ancora una volta un antico scritto giudaico può aiutarci ad avere un’idea di quel processo misterioso che inizia in noi col Battesimo. Lì si racconta come il progenitore Enoch venne rapito fino al trono di Dio. Ma egli si spaventò di fronte alle gloriose potestà angeliche e, nella sua debolezza umana, non poté contemplare il Volto di Dio. "Allora Dio disse a Michele – così prosegue il libro di Enoch –: ‘Prendi Enoch e togligli le vesti terrene. Ungilo con olio soave e rivestilo con abiti di gloria!’ E Michele mi tolse le mie vesti, mi unse di olio soave, e quest’olio era più di una luce radiosa Il suo splendore era simile ai raggi del sole. Quando mi guardai, ecco che ero come uno degli esseri gloriosi" (Ph. Rech, Inbild des Kosmos, II 524).
Precisamente questo – l’essere rivestiti col nuovo abito di Dio – avviene nel Battesimo; così ci dice la fede cristiana. Certo, questo cambio delle vesti è un percorso che dura tutta la vita. Ciò che avviene nel Battesimo è l’inizio di un processo che abbraccia tutta la nostra vita – ci rende capaci di eternità, così che nell’abito di luce di Gesù Cristo possiamo apparire al cospetto di Dio e vivere con Lui per sempre.
Nel rito del Battesimo ci sono due elementi in cui questo evento si esprime e diventa visibile anche come esigenza per la nostra ulteriore vita. C’è anzitutto il rito delle rinunce e delle promesse. Nella Chiesa antica, il battezzando si volgeva verso occidente, simbolo delle tenebre, del tramonto del sole, della morte e quindi del dominio del peccato. Il battezzando si volgeva in quella direzione e pronunciava un triplice "no": al diavolo, alle sue pompe e al peccato. Con la strana parola "pompe", cioè lo sfarzo del diavolo, si indicava lo splendore dell’antico culto degli dèi e dell’antico teatro, in cui si provava gusto vedendo persone vive sbranate da bestie feroci. Così questo era il rifiuto di un tipo di cultura che incatenava l’uomo all’adorazione del potere, al mondo della cupidigia, alla menzogna, alla crudeltà. Era un atto di liberazione dall’imposizione di una forma di vita, che si offriva come piacere e, tuttavia, spingeva verso la distruzione di ciò che nell’uomo sono le sue qualità migliori. Questa rinuncia – con un procedimento meno drammatico – costituisce anche oggi una parte essenziale del Battesimo. In esso leviamo le "vesti vecchie" con le quali non si può stare davanti a Dio. Detto meglio: cominciamo a deporle. Questa rinuncia è, infatti, una promessa in cui diamo la mano a Cristo, affinché Egli ci guidi e ci rivesta. Quali siano le "vesti" che deponiamo, quale sia la promessa che pronunciamo, si rende evidente quando leggiamo, nel quinto capitolo della Lettera ai Galati, che cosa Paolo chiami "opere della carne" – termine che significa precisamente le vesti vecchie da deporre. Paolo le designa così: "fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere" (Gal 5,19ss). Sono queste le vesti che deponiamo; sono vesti della morte.
Poi il battezzando nella Chiesa antica si volgeva verso oriente – simbolo della luce, simbolo del nuovo sole della storia, nuovo sole che sorge, simbolo di Cristo. Il battezzando determina la nuova direzione della sua vita: la fede nel Dio trinitario al quale egli si consegna. Così Dio stesso ci veste dell’abito di luce, dell’abito della vita. Paolo chiama queste nuove "vesti" "frutto dello Spirito" e le descrive con le seguenti parole: "amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22).
Nella Chiesa antica, il battezzando veniva poi veramente spogliato delle sue vesti. Egli scendeva nel fonte battesimale e veniva immerso tre volte – un simbolo della morte che esprime tutta la radicalità di tale spogliazione e di tale cambio di veste. Questa vita, che comunque è votata alla morte, il battezzando la consegna alla morte, insieme con Cristo, e da Lui si lascia trascinare e tirare su nella vita nuova che lo trasforma per l’eternità. Poi, risalendo dalle acque battesimali, i neofiti venivano rivestiti con la veste bianca, la veste di luce di Dio, e ricevevano la candela accesa come segno della nuova vita nella luce che Dio stesso aveva accesa in essi. Lo sapevano: avevano ottenuto il farmaco dell’immortalità, che ora, nel momento di ricevere la santa Comunione, prendeva pienamente forma. In essa riceviamo il Corpo del Signore risorto e veniamo, noi stessi, attirati in questo Corpo, così che siamo già custoditi in Colui che ha vinto la morte e ci porta attraverso la morte.
Nel corso dei secoli, i simboli sono diventati più scarsi, ma l’avvenimento essenziale del Battesimo è tuttavia rimasto lo stesso. Esso non è solo un lavacro, ancor meno un’accoglienza un po’ complicata in una nuova associazione. È morte e risurrezione, rinascita alla nuova vita.
Sì, l’erba medicinale contro la morte esiste. Cristo è l’albero della vita reso nuovamente accessibile. Se ci atteniamo a Lui, allora siamo nella vita. Per questo canteremo in questa notte della risurrezione, con tutto il cuore, l’alleluia, il canto della gioia che non ha bisogno di parole. Per questo Paolo può dire ai Filippesi: "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti!" (Fil 4,4). La gioia non la si può comandare. La si può solo donare. Il Signore risorto ci dona la gioia: la vera vita. Noi siamo ormai per sempre custoditi nell’amore di Colui al quale è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra (cfr Mt 28,18). Così chiediamo, certi di essere esauditi, con la preghiera sulle offerte che la Chiesa eleva in questa notte: Accogli, Signore, le preghiere del tuo popolo insieme con le offerte sacrificali, perché ciò che con i misteri pasquali ha avuto inizio ci giovi, per opera tua, come medicina per l’eternità. Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

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PD: un pugile suonato!

Come descrivere oggi la condizione in cui si trova il più grande partito d’opposizione, quel PD erede della tradizione del Comunismo italiano? L’immagine più ficcante è senz’altro quella del pugile suonato, preso a pugni da ogni parte ed incapace di reagire.

Il Pd oggi è strizzato a destra dall’Udc, che accredita presso l’elettorato moderato e riformista una maggiore concretezza e serietà, e a sinistra da Di Pietro, che riesce a trascinare la sinistra radicale e movimentista disillusa dalle satrapie del “partitone”.
Il Pd, sostanzialmente, ha annacquato e depotenziato due storie e due identità di cui non ha saputo operare una sintesi efficace. Oggi nel Pd si vedono, in maniera confusa, scimmiottature americanegggianti del modello Obama, pulsioni veterocomuniste, istanze radicali, sparuti rigurgiti conservatori. Mancano una guida autorevole, una linea politica chiara. Anche la classe dirigente locale, pur proveniente da scuole importanti e solide, come quelle del Pci e della Sinistra Dc, sta andando in confusione. Il reticolo delle Case del Popolo e delle Coop è smarrito ed incerto, privo di punti di riferimento. La Cgil si smarca e detta le condizioni, in una assurda e intollerabile invasione di campo rispetto alla politica. Le associazioni laicali che da sempre hanno fiancheggiato il prodismo oggi brancolano nell’incertezza. Mancano addirittura candidature credibili se, nel Lazio, si è andati a consegnarsi, mani e piedi legati, alla Bonino.
Di questo stato di cose Poggio a Caiano è un caso emblematico. Il Pd, in un paese di radicata tradizione cattolica e tuttora moderato, a pochi giorni da una difficile tornata elettorale, va a promuovere una campagna per il testamento biologico, mettendo in grave imbarazzo il suo Sindaco e regalando un formidabile assist all’Udc. Qualche anno fa i Ds, pure laicisti, non avrebbero mai commesso un così madornale errore, segno evidente di un malessere profondo.
Immaginiamo la delusione cocente degli amici della Ex Margherita (le defezioni della Binetti, di Lusetti, di Carra e, ancor prima, di Rutelli, sono emblematiche).
La Margherita era un progetto ambizioso che doveva costituire la nuova fase dell’impegno del Cattolicesimo progressista. Prodi, pur in modo frammentario e piuttosto equivoco, aveva realizzato il postulato dossettiano del compromesso tra la Sinistra Dc ed il Partito Comunista. La Margherita doveva realizzare il passo ulteriore, consistente in una decisa deideologizzazione, nel superamento dei vecchi schemi europei Socialismo / Popolarismo, per giungere ad una nuova formazione, mai prima vista in Italia, di matrice riformista e solidarista, capace anche di sintesi virtuose nel campo dei valori. Le speranze però sono state del tutto disattese, perché è venuta fuori una semplice accozzaglia di storie diverse, senza progetto, senza prospettive, prigioniera di vecchi steccati e di antiche liturgie. I motivi di questo flop, politologico ancor prima che organizzativo, non possono essere analizzati qui, perché sarebbe, davvero, cosa troppo lunga.
Quello che è da chiedersi è se il Pd sia oggi in grado di costituire l’alternativa al berlusconismo. Fino ad ora il Governo ha potuto agire praticamente senza opposizione, essendo stato il Pd più impegnato a dissanguarsi nelle proprie beghe interne (la via crucis Veltroni – Franceschini – Bersani), a cedere roccaforti storiche come Prato, che a contrastare la deriva populista del Paese.
Il Pd ha lasciato che altri, ora Di Pietro, ora la Bonino, ora la Cgil, dettassero l’agenda politica del partito.
Senz’altro più efficace è stata l’opposizione “repubblicana” messa su, con povertà di mezzi ma non di idee, dallo Scudocrociato. Ne è prova che Berlusconi non attacca Bersani ma Casini.
E’ urgente che la politica italiana cambi. I rischi per la democrazia ci sono e non possono essere nascosti.
Gli elettori del Pd, specie quelli moderati, debbono chiedersi se, per un cambio di passo e per la tutela dei valori costituzionali, sia più utile tentare di rianimare un corpo morto ed eteroguidato, oppure se non convenga dare forza e gambe a quel grande progetto che è l’Unione di Centro.
Il mio consiglio è scontato. Il voto utile è quello all’Udc.
Cristiano Maria Ciani

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I dati: l'UDC cresce a Prato alle Regionali 2010 (Pdl in caduta libera, avanza la Lega)

I dati che provengono dalle elezioni regionali, evidenziano innanzitutto la marcata astensione dell'elettorato, a nostro avviso da ricondurre in Toscana a due motivi principali:

  1. la disaffezione dei cittadini per una politica nazionale priva di contenuti reali.
  2. lo scippo del voto di preferenza dalla legge regionale toscana.
In entrambi i casi a farne le spese i due maggiori partiti di maggioranza, ovvero gli attori principali della scadente politica a livello nazionale (e regionale!!!) così come della legge regionale, frutto di inciucio PD/PDL (Martini/Verdini).

Risultato di questo: PD e PDL arretrano vertiginosamente, avanzano IDv Lega e UDC.

PRATO
Rispetto l'ultima tornata elettorale e nonostante gli stimoli della passata campagna elettorale del 2009, a farne maggiormente le spese la PDL locale che arretra maggiormente rispetto al PD. Perde sostanzialmente 10.000 voti ( 1/3 di quelli che aveva) con un arretramento superiore rispetto al dato nazionale e regionale. La Lega sembra maggiormente avvantaggiarsi dalla falla piddiellina.
PD, anch'esso con numeri in senso negativo, ma recupera sul dato generale; il fatto conferma che l'elettorato tradizionalmente di sinistra ha voluto punire alle scorse aministrative l'inefficienza della giunta di sinistra.
UDC CRESCE A PRATO
sostanzialmente conferma il dato delle provinciali, ma recupera percentuale e voti sul Comune di Prato (da 3,2 a 4,6), avanza ripetto alle scorse Regionali e anche rispetto le Europee.
L'UDC Pratese evidentemente, piace al proprio elettorato che è tornata a votarla, guadagnando quel poco che basta per essere in controtendenza ai due partiti maggiori e in particolare di una PDL che, pur condividendo la coalizione per il Comune, da quella piazza - ed in modo irriguardevole - aveva mandato iripetutamente l 'ignobile appello al "Voto Utile" contro l'UDC a mezzo dei i suoi maggiori esponenti (sul palco Faenzi Matteoli Verdini e Magnolfi), che oggi invero pagano, loro più di tutti sul territorio pratese, la responsabilità politica di avere perso a Prato ben 10.000 voti, evidentemente per molti la scelta utile è stata quella di non votarli o di votare altro.

L'UDC Pratese RINGRAZIA TUTTI I PROPRI ELETTORI e i propri CANDIDATI per l'egregio lavoro svolto: Enrico Mencattini, Chiara Bambagioni, Vito Tarantini (per il collegio provinciale di Prato) e Lorenzo Marchi (presente nel collegio fiorentino).
UDC PRATO

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I dati e lo spoglio: elezioni PRATO 2010

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Tour pratese per il capogruppo al Senato dell’Udc Gianpiero D’Alia: “Ottimo il lavoro di contrasto all’illegalità”

dalia

Giro di incontri politici e istituzionali a Prato per il capogruppo al Senato dell’Udc, Gianpiero D’Alia. Ieri pomeriggio, accompagnato da una delegazione provinciale di maggiorenti del partito centrista il senatore, membro delle commissioni Giustizia del Senato e della bicamerale Antimafia ha incontrato il prefetto Maria Guja Federico, il sindaco di Prato Roberto Cenni, l’assessore alla sicurezza Aldo Milone e quello all’integrazione Giorgio Silli. “Sono qua per capire meglio una realtà che già conoscevo per la sua particolarità - ha detto il senatore - voglio esprimere, come rappresentante dell’Udc, la mia vicinanza alle iniziative dell’amministrazione comunale, che sta lavorando per contrastare in maniera più efficace l’immigrazione clandestina”. Riguardo alla necessità di un Cie in Toscana, D’Alia ha commentato: “Di per sé non risolve i problemi legati all’immigrazione, rappresenta più che altro un aspetto terminale di un circuito legislativo la priorità deve essere data all’integrazione”. L’esponente del partito di Casini è anche tornato a criticare, a proposito di contrasto dell’illegalità, lo scudo fiscale: “Ci siamo fortemente opposti, non perché non sia uno strumento utile per fare emergere i capitali, ma perché è stato pensato peraggirare le norme anti-terrorismo e anti-riciclaggio”. (c.a.p.)

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Gli elettori del Pd si devono chiedere se...

Di Cristiano Maria Ciani, Poggio a Caiano

Come descrivere oggi la condizione in cui si trova il più grande partito d’opposizione, quel PD erede della tradizione del Comunismo italiano? L’immagine più ficcante è senz’altro quella del pugile suonato, preso a pugni da ogni parte ed incapace di reagire. Il Pd oggi è strizzato a destra dall’Udc, che accredita presso l’elettorato moderato e riformista una maggiore concretezza e serietà, e a sinistra da Di Pietro, che riesce a trascinare la sinistra radicale e movimentista disillusa dalle satrapie del “partitone”.
Il Pd, sostanzialmente, ha annacquato e depotenziato due storie e due identità di cui non ha saputo operare una sintesi efficace. Oggi nel Pd si vedono, in maniera confusa, scimmiottature americanegggianti del modello Obama, pulsioni veterocomuniste, istanze radicali, sparuti rigurgiti conservatori. Mancano una guida autorevole, una linea politica chiara. Anche la classe dirigente locale, pur proveniente da scuole importanti e solide, come quelle del Pci e della Sinistra Dc, sta andando in confusione. Il reticolo delle Case del Popolo e delle Coop è smarrito ed incerto, privo di punti di riferimento. La Cgil si smarca e detta le condizioni, in una assurda e intollerabile invasione di campo rispetto alla politica. Le associazioni laicali che da sempre hanno fiancheggiato il prodismo oggi brancolano nell’incertezza. Mancano addirittura candidature credibili se, nel Lazio, si è andati a consegnarsi, mani e piedi legati, alla Bonino.
Di questo stato di cose Poggio a Caiano è un caso emblematico. Il Pd, in un paese di radicata tradizione cattolica e tuttora moderato, a pochi giorni da una difficile tornata elettorale, va a promuovere una campagna per il testamento biologico, mettendo in grave imbarazzo il suo Sindaco e regalando un formidabile assist all’Udc. Qualche anno fa i Ds, pure laicisti, non avrebbero mai commesso un così madornale errore, segno evidente di un malessere profondo.
Immaginiamo la delusione cocente degli amici della Ex Margherita (le defezioni della Binetti, di Lusetti, di Carra e, ancor prima, di Rutelli, sono emblematiche).
La Margherita era un progetto ambizioso che doveva costituire la nuova fase dell’impegno del Cattolicesimo progressista. Prodi, pur in modo frammentario e piuttosto equivoco, aveva realizzato il postulato dossettiano del compromesso tra la Sinistra Dc ed il Partito Comunista. La Margherita doveva realizzare il passo ulteriore, consistente in una decisa deideologizzazione, nel superamento dei vecchi schemi europei Socialismo / Popolarismo, per giungere ad una nuova formazione, mai prima vista in Italia, di matrice riformista e solidarista, capace anche di sintesi virtuose nel campo dei valori. Le speranze però sono state del tutto disattese, perché è venuta fuori una semplice accozzaglia di storie diverse, senza progetto, senza prospettive, prigioniera di vecchi steccati e di antiche liturgie. I motivi di questo flop, politologico ancor prima che organizzativo, non possono essere analizzati qui, perché sarebbe, davvero, cosa troppo lunga.
Quello che è da chiedersi è se il Pd sia oggi in grado di costituire l’alternativa al berlusconismo. Fino ad ora il Governo ha potuto agire praticamente senza opposizione, essendo stato il Pd più impegnato a dissanguarsi nelle proprie beghe interne (la via crucis Veltroni – Franceschini – Bersani), a cedere roccaforti storiche come Prato, che a contrastare la deriva populista del Paese.
Il Pd ha lasciato che altri, ora Di Pietro, ora la Bonino, ora la Cgil, dettassero l’agenda politica del partito.
Senz’altro più efficace è stata l’opposizione “repubblicana” messa su, con povertà di mezzi ma non di idee, dallo Scudocrociato. Ne è prova che Berlusconi non attacca Bersani ma Casini.
E’ urgente che la politica italiana cambi. I rischi per la democrazia ci sono e non possono essere nascosti.
Gli elettori del Pd, specie quelli moderati, debbono chiedersi se, per un cambio di passo e per la tutela dei valori costituzionali, sia più utile tentare di rianimare un corpo morto ed eteroguidato, oppure se non convenga dare forza e gambe a quel grande progetto che è l’Unione di Centro.
Il mio consiglio è scontato. Il voto utile è quello all’Udc.

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Vescovi USA a Obama

Vescovi USA a Obama: mantenere le promesse sull'assistenza sanitaria
Ribadiscono le lacune su aborto, coscienza e immigrati


WASHINGTON, D.C., mercoledì, 24 marzo 2010 (ZENIT.org).- L'ordine esecutivo dell'ultimo minuto di Barack Obama di evitare che il denaro delle tasse finanzi l'aborto ha confermato ciò che i Vescovi statunitensi hanno ripetuto sul disegno di legge di riforma sanitaria: deve permettere che i fondi federali siano usati a favore della vita.

Un ordine esecutivo, purtroppo, non può sostituire le disposizioni legali, ricordano i presuli, che continuano a definire la nuova legge "profondamente carente".
Queste osservazioni sono riportate in una dichiarazione firmata dal Cardinale Francis George, Arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza Episcopale USA, diffusa questo martedì subito dopo la firma di Obama della disposizione.
Il Cardinale George ribadisce in primo luogo che l'accesso all'assistenza medica riconosce e afferma la dignità umana e che il discepolato cristiano chiede di lavorare per assicurare che tutti abbiano un'assistenza appropriata.
I Vescovi "hanno parlato per i più poveri e i più indifesi tra di noi", sottolinea il presule 73enne.
"Molti elementi della misura di riforma sull'assistenza sanitaria trasformata in legge dal Presidente affrontano queste preoccupazioni e aiutano così ad adempiere il compito che abbiamo l'uno nei confronti dell'altro per il bene comune".


Offuscare il bene
Il Cardinale George spiega quindi che i Vescovi si sono opposti a questa misura "qualunque bene raggiunga o intenda raggiungere questa legge", perché "c'è la prova irrefutabile che estenderebbe il ruolo del Governo federale nel finanziamento e nella facilitazione dell'aborto e dei piani che lo coprono".
"Lo legge stanzia miliardi di dollari in nuovi finanziamenti senza proibire esplicitamente che siano usati per effettuare aborti, e fornisce sussidi federali per i piani sanitari che coprono l'aborto volontario. Il suo fallimento nel preservare lo status quo legale che ha regolato il rapporto del Governo relativamente all'aborto [...] potrebbe minare quella che è stata la norma del nostro Paese per decenni e sfida l'opinione generale della maggioranza degli americani, che non vuole che i fondi federali vengano usati per gli aborti o per i piani che li coprono".
"Cosa ancor più strana, la legge costringe tutti coloro che scelgono piani finanziati a livello federale che coprono l'aborto a pagare per gli aborti di altre persone con i propri fondi. Se l'intento è far sì che questa nuova legge eviti che la gente sia complice negli aborti altrui è una contraddizione".
La legge sull'assistenza sanitaria sembrava non avere il numero necessario di voti fino a quando Obama ha convinto un gruppo di democratici pro-vita promettendo un ordine esecutivo per stabilire un "adeguato meccanismo di rinforzo" per assicurare che i fondi federali non fossero usati per gli aborti.
Su questa misura, il Cardinale George osserva che "il fatto che sia necessario un ordine esecutivo per chiarire la legge sottolinea che questa ha delle carenze. Non capiamo come un ordine esecutivo, indipendentemente dalle sue intenzioni, possa sostituire delle disposizioni legali".
I gruppi pro-vita hanno già ricordato dei precedenti legali, mostrando come l'ordine probabilmente non avrà grande forza.

Ulteriori problemi
Il Cardinale George prosegue sottolineando che il pacchetto sulla riforma dell'assistenza sanitaria è "profondamente carente" anche da altri punti di vista.
"Ha fallito nell'includere il linguaggio necessario a fornire la difesa di base della coscienza - nel caso dell'aborto ma non solo. Allo stesso modo, molti lavoratori immigrati e le loro famiglie potrebbero essere tagliati fuori perché non verrà permesso loro di acquistare una copertura sanitaria".
Il porporato ha riconosciuto che molti affermano che nella legge non c'è il finanziamento federale dell'aborto e che viene assicurata la libertà di coscienza.
"Le analisi che vengono pubblicate separatamente mostrano che non è così, il che spiega perché ci oppiniamo alla sua formulazione attuale", dichiara.
"Noi e molti altri seguiremo l'implementazione governativa della riforma dell'assistenza sanitaria", conclude. "Crediamo che serva quasi sicuramente una nuova legge per far fronte a queste carenze".

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LETTERA APERTA ai cattolici toscani,

LETTERA APERTA ai cattolici toscani,

Cari amici,
in Toscana, il partito che si richiama esplicitamente alla dottrina sociale della Chiesa e
che conserva come suo simbolo la gloriosa iscrizione della libertà sopra una croce,
propone la sua sfida solitaria. Questa solitudine può apparire, a prima vista, una
ingenuità perdente. Ma se rivolgiamo lo sguardo non al domani, ma al dopodomani e,
soprattutto se riflettiamo in profondità, il giudizio cambia. Non si tratta di rispondere ad
esigenze immediate cercando qualche briciola di potere, ma di costruire una forza politica
nuova non arresa né alla destra né alla sinistra, cresciuta talmente nella forza datagli dal
consenso popolare da poter suscitare un salutare rinnovamento anche a destra e a
sinistra.
La transizione iniziata negli anni ’90 sembra ora volgere al termine. Inquietudini, rivalità
e scomposizioni, presagio di nuovi assetti, sono presenti a destra e a sinistra. La cultura
nemica della vita e della famiglia sembra tornare trionfante a sinistra (la candidatura di
Emma Bonino nel Lazio ne è un segno evidente) e si infiltra sempre più intensamente nella
destra.
In questa situazione non mi appare banale lavorare per una crescita di un´ UDC che
risulti caratterizzata dai valori irrinunciabili dell’antropologia cristiana. In fondo l’UDC
è l’unico partito che nel suo simbolo, nelle sue dichiarazioni programmatiche e nella sua
storia risulta credibile, senza incrinature, nella promozione dei “valori non negoziabili”.
Vi è dunque una grande speranza che tutti noi possiamo rendere concreta. Il voto sarà
‘utile’ non se aumenterà di qualche punto percentuale la destra o la sinistra (il che, del
resto, non cambierà la situazione toscana) ma solo se preparerà una forza molto “utile”
per il futuro. In vista di un generale rinnovamento civile e politico un consistente aumento
di voti in Toscana per l´UDC, renderà chiaro, infatti, che è possibile ottenere consenso
proponendo una centralità non intesa come equidistanza tra destra e sinistra ma come
affermazione centrale dei valori della vita e della famiglia.
Carlo Casini
Parlamentare europeo

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Vescovi della Liguria: i “valori non negoziabili” al centro delle Regionali

Vescovi della Liguria: i “valori non negoziabili” al centro delle Regionali
Rispetto della vita, tutela della famiglia, libertà di religione, cultura ed educazione


ROMA, martedì, 23 marzo 2010 (ZENIT.org).- “L’impegno programmatico, chiaramente assunto, di assicurare il pieno rispetto di quei valori che esprimono le esigenze fondamentali della persona umana e della sua dignità”: è questo il criterio guida suggerito dai Vescovi della Liguria all'elettorato cattolico in vista delle prossime elezioni regionali.
“Si tratta – spiegano i presuli in una nota diramata questo martedì – di valori chiaramente e ripetutamente ribaditi dal magistero conciliare, postconciliare e pontificio e che possono essere sinteticamente richiamati: fra tutti, il rispetto della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale; la tutela e il sostegno della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; il diritto di libertà religiosa, la libertà della cultura e dell’educazione”.
“E quindi – aggiungono – il diritto al lavoro e alla casa; l’accoglienza degli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; la promozione della giustizia e della pace; la salvaguardia del creato. Tali valori non possono essere selezionati secondo la sensibilità personale, ma vanno assunti nella loro integralità”.
Infatti, spiegano, “solo nel loro insieme esprimono una concezione dell’uomo, della comunità e del bene comune, che costituisce il centro della Dottrina Sociale della Chiesa, e rivelano quel collegamento tra etica della vita ed etica sociale che Papa Benedetto XVI ha più volte sottolineato: 'non può avere basi solide una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata'” (Caritas in Veritate, n.15).
“Confidiamo – concludono – poi che il tempo della Quaresima, così propizio per la conversione dei cuori, possa aiutare tutti a testimoniare la profonda ragionevolezza di questa concezione e a favorirne il riconoscimento condiviso a vantaggio del bene comune”.

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Vescovi italiani con Bagnasco

Vescovi italiani con Bagnasco sulla priorità della dignità umana
Il resoconto del primo giorno di lavori del portavoce della CEI


ROMA, martedì, 23 marzo 2010 (ZENIT.org).- I Vescovi del Consiglio permanente hanno condiviso pienamente la lettura del momento sociale e culturale offerta dal Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), nella prolusione pronunciata lunedì.
In particolare, ha dichirato mons. Domenico Pompili, portavoce della CEI, i presuli “si sono ritrovati nei 'valori non negoziabili', che il magistero di Benedetto XVI ha chiaramente indicato nella sua recente Enciclica 'Caritas in veritate'” e che il Presidente della CEI ha puntualmente richiamato come linee guida alla base del discernimento politico per i cattolici in vista delle prossime elezioni regionali.
Nell'inaugurare i lavori del Consiglio episcopale permanente, il Cardinale Bagnasco ha parlato di quei valori che “emergono alla luce del Vangelo, ma anche per l’evidenza della ragione e del senso comune” e che “sono: la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”.
“E’ solo su questo fondamento – ha continuato il porporato – che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata”.
“Si tratta – ha aggiunto poi – di un complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita e della solidarietà, che costituisce l’orizzonte stabile del giudizio e dell’impegno nella società”.
Queste indicazioni, ha sottolineato mons. Pompili, coincidono con quanto affermato con chiarezza da Santo Padre nella Caritas in veritate: “Non può avere basi solide una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata”.

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