Attucci sposa Querci:

da www.pratoblog.it

Attucci sposa Querci: questa è l’ultima novità della campagna elettorale e così il centrodestra si avvia ad essere reale forza di governo in alternativa all'asse PD-Rifondazione, con Gesti ormai schiacciato sulle posizioni degli ex-comunisti. Cristina Attucci, nell'incontro privato con Querci di giovedì sera, ha apprezzato il grande lavoro fatto dall'Udc di Francesco Querci e dalla sua squadra, e motivata da vicinanza di ideali, valori di riferimento condivisi, e di proposte concrete da realizzare per la Provincia, ha affermato che solo un programma di qualità è garanzia di vittoria e buon governo.L'intesa fra Attucci e Querci si è trovata subito: garanzia di un impegno a livello inter-provinciale per giungere ad una gestione dei rifiuti, come indicata dall'Udc, quale abbandono dell'ipotesi termovalorizzatori, e giungere ai cosiddetti "rifiuti zero" (rifiuto come bene materiale ed economico da ri-immettere nel mercato), impegno concreto sulla cultura ed investimenti radicali sul territorio, investimento sul sociale (con un vero programma per l'integrazione su basi solide nel rispetto delle regole e della dignità di ogni persona), incentivazione nei confronti di tutti i Comuni per una semplificazione normativa e per una profonda armonizzazione dei regolamenti comunali fra di loro.Per Attucci e Querci il ruolo della Provincia sarà primario nella risoluzione dei problemi del territorio, condividendo appieno il ruolo sussidiario ma anche di stimolo a politiche integrate sulla pianificazione territoriale, sulla mobilità e sulle infrastrutture che dovranno vedere tutti i Comuni com-partecipi e mossi da un unico intento: il risparmio delle risorse territoriali ed energetiche. Pienamente concordi sul ruolo trascinate del tempo libero, dello sport e del turismo, pensando che l'Assessorato che dovrà coordinare queste politiche avrà un ruolo essenziale per il rilancio dell'intera Provincia a livello nazionale.Infine, viva preoccupazione hanno espresso sulla capacità del centrosinistra pratese di condurre in porto un'operazione di integrazione sociale vista la nuova legge sull'immigrazione approvata dalla Regione Toscana e definita da Attucci e da Querci "improvvida". «Pienamente concordi sul tradurre in politica gli insegnamenti derivanti dalla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, nel rispetto della dignità di ogni persona e del bene comune, ma con questa legge regionale - hanno affermato alla fine del loro incontro - non c'è da plaudire, se non entrando nel merito delle singole disposizioni (cosa che ben potremmo fare non mancandoci né sensibilità sociale, né cultura di riferimento cui radicare solidarietà e accoglienza rivolta alla persona)».«Con questa legge - hanno continuato i due candidati - si è voluta far passare come "naturale" una visione giuridica delle competenze regionali ed etica delle "pluriculture", che non ha radici se non in una visione relativista e laicista dello Stato italiano. La Regione Toscana ha sbagliato due volte, primo perché politicamente si è arrogata il diritto – su questioni di principio e valoriali – di legiferare in competizione con il parlamento italiano – caduta di stile e politica; secondo, perché culturalmente questa legge impone una visione etica completamente distorta dei principi e dei valori di riferimento presenti nel tessuto sociale italiano, anzi crea per legge una cultura di riferimento pluriculturale».«La storia insegna che l’integrazione è avvenuta perché le popolazioni che hanno accolto erano coese e forti su valori condivisi - sottolineano Attucci e Querci -, in questo modo hanno saputo accogliere le innovazioni che la cultura ospitata ha apportato a quella ospitante; un vicendevole scambio per il bene comune, ma senza rinunciare alle proprie radici culturali» .«Questa legge è indifferente, si pone sul piano delle culture come se l’Italia non ci fosse - concludono i due candidati -; impone una visione laicista dell’accoglienza, più che laica, e relativista più che interculturale; evidenzia la povertà etico-culturale di una parte dei politici afferenti all’attuale PD, ormai privi di ideologie di riferimento, i quali rifiutando di riferirsi alla cristianità – così come ad una cultura che fonda l'Italia - cercano una nuova cultura di riferimento – non più marxista ed atea – in un meccanicistico pluriculturalismo da imporre ad un’Italia tutto sommato ancora saldamente ancorata a valori, tradizioni e regole proprie».

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